Giro d’Italia, prima tappa e prima maglia rosa a Narvaez che sul traguardo beffa Pogacar

Tappa e prima maglia rosa. Doppietta da sogno per l’ecuadoregno Jhonatan Narvaez, 27 anni, alfiere della corazzata Ineos Grenadiers che ha battuto Pogacar in una volata al cardiopalma. Allo sloveno sono mancate le gambe negli ultimi 100 metri. Era impensabile prevederlo, eppure è successo. Risultato clamoroso. Tadej è stato superato anche dal tedesco Schachmann, veterano della Bora.

SUGGESTIVA PARTENZA DA REGGIA SABAUDA – Partenza nel sole alle 14.04 dalla sontuosa Reggia sabauda. Folla record, temperatura ideale (19). Sei corridori subito all’attacco. È la prima fuga del Giro d’Italia, la UAE di Pogacar prende subito le redini della corsa. I sei fuggitivi procedono di comune accordo. Si tratta di tre francesi (Barre’,Debeumarche’, Calmejane), due italiani (Pierobon, Fiorelli) e l’eritreo Amanuel Ghebreigzabhier. Il gruppo vigila, Fiorelli vince il primo GPM (Berzano di San Pietro) al km 48. Quindi lo sprint di Moriondo torinese al km 58 vinto ancora dal palermitano Filippo Fiorelli del team VF Group-Bardiani. Il sestetto resta al comando con un margine intorno ai 2 minuti e con questo margine si presenta al secondo GPM di giornata (Superga), primo l’eritreo. Mancano una sessantina di km al traguardo.

A SUPERGA L’OMAGGIO AL GRANDE TORINO – Dopo 78 km di corsa la Carovana è salita a Superga – in un bagno di folla granata – per rendere omaggio al “Grande Torino“ scomparso nell’incidente aereo giusto 75 anni fa.   Era il 4 maggio 1949. L’aereo che trasportava l’intera squadra (al rientro da una amichevole giocata a Lisbona col Benfica) si schiantò contro il muraglione del terrapieno della Basilica di Superga che sorge sulla collina torinese . Erano le 17.05 : tempo pessimo, nuvole basse, pioggia battente. Morirono tutti: atleti (18), allenatori (2), il massaggiatore Ottavio Cortina,  dirigenti (3), giornalisti (3), membri dell’equipaggio (4). Due giorni dopo mezzo milione di persone partecipò ai funerali. Fu uno choc nazionale. E il ricordo è più vivo che mai.

LA SVOLTA SUL COLLE DELLA MADDALENA – La Corsa si accende sulle Colline del Po ma il francese Calmejane e l’eritreo Amanuel Ghebreigzabhier insistono, sono al comando. Folla sulla salita di San Vito (1,4  km al 9,8% e punte del 16%). Finale esplosivo. La UAE detta il ritmo. Ai -25 i fuggitivi sono sempre in testa ma il gap si assottiglia. Scrematura del gruppo. Vince il Gpm della Maddalena Lilian Calmejane  e scollina braccato dal plotone (ridotto). Ma regge. Ultimi 10 km. Raggiunto e superato il battistrada da otto uomini tra cui Caruso, Conci, Pellizzari e Pogacar, Narvaez. Volata a tre, imperdibile. Parte lungo Pogacar ma l’ecuadoreno e Sachmann hanno la meglio. Una beffa.

ORDINE DI ARRIVO – 1. Narvaez, 2. Sachachmann, 3. Pogacar, 4. Baldini (+0.16), 5. Caruso (+0,17), 6. Conci (+0,18), 7. Hermans (+0.20), 8. Vansevenant (+0.20), 9. Tiberi (+0,20), 10. Valter Attila (+0.20). Ganna ,Caruso, Pellizzari hanno chiuso a 10” dal vincitore.

TAPPA 2, ARRIVO AD OROPA – Domenica 5 maggio, primo dei 6 arrivi in salita. Partenza: 13.05. Tappa di 161 km, da San Francesco al campo (Torino) al Santuario di Oropa (Biella). Tracciato pianeggiante per i primi 93 km poi tre modeste asperità e lo strappo conclusivo (12 km al 6,2% di pendenza media con punte del 9%). Traguardo a 1.142 metri, nel più celebre luogo di pellegrinaggio del Piemonte. Il Giro d’Italia è arrivato ad Oropa altre 6 volte, la prima nel 1963 (primo Vito Taccone), l’ultima nel 2017 (Tom Dumoulin). In mezzo Ghirotto (1993), Marco Pantani (1999),Bruseghin (2007), Enrico Battaglin (2014).

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Alessandro Avico