Giro d’Italia, Tappa n.14 al bolognese Lorenzo Fortunato, Bernal sempre maglia rosa: commento di Enrico Pirondini

Giro d’Italia –Tappa n.14. Lorenzo Fortunato, bolognese, primo nella tappa epica dello Zoncolan! Lorenzo Fortunato ha 25 anni, un bel sorriso, gambe fortissime. Papà Marco era compagno di banco di Alberto Tomba.

La vita a volte si diverte con associazioni curiose , bizzarre, stravaganti. La favola si è ripetuta sulla salita più dura d’Europa. Con un chilometro finale dalla pendenza quasi impossibile. Lorenzo si è sbaragliato degli undici compagni di fuga ad uno ad uno. L’ultimo  è stato lo sloveno Jan Tratnik  staccato a 5 km dalla linea d’arrivo. Barcollante, ondeggiante da un lato all’altro della strada avvolta dalla nebbia, contornata di neve.

Terzo un brillante Covi che ha saputo resistere all’imperioso ritorno di tre campioni: Bernal,Mollema, Yates. Bene anche Caruso ( decimo ) e Ciccone. Male Vincenzo Nibali giunto al traguardo con oltre dodici minuti.

La tappa numero 14 – Cittadella-Monte Zoncolan di 205 km e 3.700 metri di dislivello – ha incoronato un ragazzo che mai in carriera aveva centrato risultati di rilievo.

Ennesimo mistero buffo dello sport. Per di più alfiere di una squadra giovane – la Eolo Kometa –  debuttante nel 2018 e fondata da due marpioni: Ivan Basso e Alberto Contador.

Rivoluzionata la classifica generale: dopo Egan Bernal, secondo è ora Simon Yates  a 1’33”. Terzo l’ottimo Caruso a 1’51”.Vlasov è retrocesso  in quarta posizione a 1’57. Quinto Carthy a 2’11”. Ciccone resiste all’ottavo posto a 3’03”.

Ovviamente molto festeggiato per la clamorosa vittoria Fortunato. Ha detto subito dopo aver tagliato il traguardo: ”Sì, questo è un super risultato. Non riesco a crederci. Io primo sullo Zoncolan. E non è finita qui, io in montagna vado forte. Ci rivedremo“.  Capito? Il ragazzo ha pure la sana spavalderia di Tomba la bomba.

A sorpresa, inatteso. Anche lui non se l’aspettava, salita mostruosa.

Lo Zoncolan è la montagna più dura del Giro d’Italia.  Un dislivello pazzesco: in soli dieci km ben 1.200 metri.

È stato scoperto nel 2003 e da allora ha subito “ conquistato la solennità di sacro morte del ciclismo “. (copyright Giuseppe Nigro). Lo chiamano in tanti modi: Kaiser, Imperatore, Mostro. A noi piace “Maracanà verticale” perché è un palcoscenico degno di un Pelé della bici.

È la settimana volta che gli organizzatori del Giro d’Italia hanno scelto il versante inaugurato 18 anni fa. Quando trionfò in rosa Gilberto Simoni proprio nell’ultima, acclamata, recita da protagonista di Marco Pantani.

Stavolta non c’erano i 100mila appassionati nel magico anfiteatro naturale, cuore delle Alpi Carniche. Colpa della pandemia. Comunque un bel numero.

Un altro momento magico di questo Giro 104 da non dimenticare. Il calore della gente di Mantova per il suo Affini. Un tributo di affetto davanti al simbolo della città: il castello di San Giorgio.

Questo Giro regala anche favole moderne. Frammenti poetici. Persino riferimenti culturali. È “l’indotto” della Corsa Rosa. Prendiamo, ad esempio, quel che si è visto venerdì pomeriggio al passaggio della Carovana diretta a Verona.

Edoardo Affini, mantovano doc, ha radunato i suoi fans – la sua gente – per il tradizionale saluto che un corridore riserva ad amici e parenti quando attraversa la sua città . Il gruppo dei “girini” acconsente. Anzi incoraggia. Bene. C’è ancora tanto cuore in questo sport di fatica.

Per Affini il “popolo rosa “ ha scelto ll luogo emblematico o della città  di Virgilio, dei  Gonzaga ( principi e mecenati), di Tazio Nuvlari, di Learco Guerra, prima maglia rosa ( 1931 ). Ha scelto lo spazio antistante il castello di San Giorgio, proprio sotto il torrione che ospita il capolavoro di Andrea Mantegna.

Il torrione che guarda il celebre ponte di San Giorgio in fondo al quale svetta la Rocca di Sparafucile, il sicario del Rigoletto di Verdi. Il Rigoletto giullare di corte  che si burla con cattiveria di tutti. Ecco, Affini ha avuto il merito di ricordare l’Arte ed una storia tracciata nientemeno che da Victor Hugo.

Domenica 23 maggio tappa numero 15 del Giro. Da Grado a Gorizia di 147 km

Dall’Italia alla Slovenia. Una frazione breve. Con un circuito conclusivo di 40 km con la tripla, ripida salita a Gornje Cerovo ( 1,7 km all’8,5% ). Dopo il terzo passaggio si rientra in Italia, si va verso la parte settentrionale di Gorizia, si torna in Slovenia, si attraversa Nova Gorica ( cioè la controparte slovena di Gorizia ) e si arriva al traguardo con uno strappo finale di un solo chilometro ma con pendenze  al 14%. Non sarà una passeggiata.

 

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