Giro d’Italia, la rivincita di Ivan Basso con la maglia rosa in pugno

Ivan Basso

Ivan Basso ha ormai il Giro d’Italia in pugno, ma mentre per la tappa di sabato è riuscito a conserva la maglia rosa, l’intenzione del ciclista è di pedalare fino all’ultimo respiro. A chi gli dice che ormai ha vinto la gara, mette avanti la carta della scaramanzia e vuole competere con la grinta di sempre.

Il varesino è uscito indenne dall’ultima tappa di montagna, con il superamento del Passo Gavia, Cima Coppi. La 20esima manche è stata vinta dallo svizzero Johann Tschopp che è arrivato al traguardo con 16 secondi su Cadel Evans, scattato a meno di tre chilometri dall’arrivo.

Ma in questa 93esima  edizione della corsa rosa, Ivan Basso si è preso la rivincita anche sul suo avversario più temibile, David Arroyo. Lo spagnolo ha adesso 1’15” di ritardo in classifica sulla maglia rosa e, Basso è molto più forte di lui sullo scatto del cronometro.

Per Ivan detto “il terribile” controllare la corsa è una rivincita rispetto a quel periodo nero vissuto nel 2006, quando, dopo lo scandalo doping scoppiato in Spagna  e chiamato Operación Puerto, viene estromesso dalla partecipazione al Tour de France, che sarebbe iniziato il giorno successivo.

In vista dell’ultima pedalata in programma c’è una individuale di 15 km lungo un circuito cittadino a Verona, con arrivo in Piazza Bra.

“Se ho addosso la maglia rosa e vincerò questo Giro buona parte del merito è di Vincenzo. Ma non è ancora finita”, dice Ivan Basso parlando dei compagni di squadra. “Nibali è un fuoriclasse, il futuro è suo” ripete la maglia rosa che ha una dedica speciale: “Devo dire grazie soprattutto a Vanotti, ha capito che io e Vincenzo eravamo un po’ in difficoltà e ha fatto il triplo del lavoro. Oggi in tanti mi hanno fatto i complimenti per lui”.

Il capitano della Liquigas ripete che “anche oggi è stata una giornata molto molto difficile. Hanno provato a fare esplode Giro, ci hanno attaccato dal chilometro zero. Siamo partiti a tutta ma abbiamo mantenuto la calma. Ho rischiato facendo andar via Vinokourov ma molto fiducioso nei miei compagni”.

Personalmente si dice contento “perché ho guadagnato qualche secondo su Arroyo, il che non guasta. Ma per domani non mi sento tranquillo, tutto può accadere, è nel mio carattere: preferisco così, sono scaramantico. Preparerò la crono come se avessimo lo stesso tempo. Una cronometro finale è sempre difficile. E poi ricordate quello che è accaduto l’anno scorso a Roma… Evans? Ha vinto una tappa, ha lottato fino all’ultimo. E’ uno tenace, un grandissimo campione, uno che onora Giro così é da applausi”.

“Basso è di un livello superiore a me” ammette l’australiano. Cosa si prova a tornare leader dopo la squalifica per doping? “Mi hanno dato tempo tornare ai vertici. Il mio compito era di ritrovare la leadership nella mia squadra. Miei compagni quando ci sono io sentono qualcosa di particolare. Essere leader non significa essere sempre il capitano. A rotazione bisogna darsi il cambio. Ma la leadership è quella che più conta e quella la trova coi risultati e il rispetto dei compagni. Danno il 110 per cento perché sanno quando ho lavorato”.

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