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Il calcio italiano tra luci e ombre: club perdono meno soldi ma stipendi troppo alti e stadi troppo vecchi

Report FIGC: luci (poche) e ombre (troppe) sul calcio italiano. In estrema sintesi: le perdite scendono ma gli stipendi sono troppo alti. E ancora: il rosso del sistema passa da 1,3 miliardi a 864 milioni. Bene. In A sono aumentati gli spettatori, i tesserati FIGC sono tornati ai livelli pre-Covid, ma la situazione economica resta delicata. Molto delicata.

Come ogni anno la Federcalcio pubblica una serie di statistiche che fotografa il nostro sistema calcio. La nuova edizione di report calcio – una ricerca annuale sviluppata dal centro studi FIGC in collaborazione con AREL e PwC Italia – è stata diffusa mercoledì 7 agosto sulla piattaforma OTT della Federcalcio; uno studio relativo alla stagione  2022-2023. Interessante.

Tra gli indicatori presi in considerazione, alcuni sono positivi  come i calciatori tesserati (1,1 milioni ). E positivo è un altro dato: sono calate le perdite dei club rispetto alle stagioni segnate dalla Pandemia. Ma il ritorno ai livelli del 2019-20 conferma che il movimento vive al di sopra delle proprie possibilità, come dimostra anche la continua crescita dell’indebitamento totale dei club.

Ribadisce il presidente Gabriele Gravina: ”Persiste una situazione delicata, nonostante segnali incoraggianti rispetto al passato, ma i club devono scegliere la via di un sostanziale equilibrio tra costi e ricavi”. Il presidente della FIGC, in vista delle future elezioni federali, ha sottolineato i dati positivi del suo mandato. Alcuni dati: l’impatto diretto, indiretto e indotto del calcio sul Pil è stimato in 11,3 miliardi. La raccolta scommesse dal calcio nell’ultima stagione è stata di 14,8 miliardi; dato questo che la FIGC sfrutterà per chiedere modifiche al Decreto Dignità. Inoltre la contribuzione fiscale e previdenziale del calcio professionistico è pari a 1,4 miliardi, cioè il 75% di tutto lo sport italiano.

Stipendi alti e stadi vecchi

Gli stipendi ai giocatori sono ancora troppo alti e solo il 2,8% di calciatori Under 21 italiani sono utilizzati. Un dato che va corretto al più presto. Poi c’è la questione degli stadi, il vero tallone di Achille del calcio italiano. I nostri stadi hanno una età media di 66 anni. Il confronto con le altre Nazioni è impietoso. Esempio: tra il 2007 e il 2023 in Italia sono stati realizzati solo 5 stadi nuovi, mentre Nazioni come Turchia e Polonia ne hanno realizzati oltre 30. Senza dimenticare gli stadi nuovi in Germania (18), Inghilterra (13) e Francia (12).

Il calcio italiano tra luci e ombre: club perdono meno soldi ma stipendi troppo alti e stadi troppo vecchi (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

I club sempre più in mano agli stranieri

Il report sorvola su un dato molto importante: sono già 10 i club in mano agli stranieri e potrebbero diventare 11 al più presto; c’è al riguardo una trattativa in corso tra il Monza e una società americana. A pochi giorni dall’inizio della terza esperienza consecutiva in serie A ( dopo 110 anni nelle categorie minori), il Monza continua a fare gola a investitori stranieri. È il caso di ricordare che oltre agli americani ci sono gli austriaci di Red Bull. Bussano alle porte anche investitori del Medio Oriente.

Inter e Milan sono già americane, l’Atalanta è metà dei Boston Celtics, il Como è di proprietà di un magnate indonesiano, la Spal è di un avvocato dii New York, la Fiorentina dell’italo-ammericano Rocco Commisso, il Genoa di un fondo USA (777 Parters) , il Parma è finito nel Krause Group, la Roma in quelle di Dan Friedkin, il Venezia è  tutto di Duncan Niederaurer, ex n.1 di Wall Street. E poi: il Palermo è di una holding in mano ad uno sceicco. Anche Spezia, Pisa, Cesena, Ancona, Padova, Triestina parlano straniero.

E non è finita qui. Il report ha inoltre calcolato che sono 34 i milioni di persone che sono interessate al calcio. Dunque più di metà nazione è coinvolta. Un mercato che fa sempre più gola agli stranieri.

Enrico Pirondini

Nato a Gonzaga nel 1949, ha fondato il quotidiano la Nuova Ferrara (gruppo l'Espresso) e il settimanale Più. È stato direttore de La Provincia di Cremona dal 1997 al 2008 e inviato speciale Mediaset (1985-1988). Dal 2009 è stato editorialista della Cronaca di Mantova e dei quotidiani Prima Pagina di Reggio Emilia e Modena.

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