“Il Genoa ora è al sicuro”, Andrea D’Angelo, tifoso suo malgrado, salvatore del club negli anni cupi, è sicuro e può lasciare.
L’operazione improvvisa e assolutamente imprevista, che ha portato l’imprenditore rumeno Dan Sucu, sessantenne, “re” del mobile nel suo Paese e presidente del Rapid Bucarest, a diventare il socio di maggioranza nell’assemblea del Genoa “americano,” si può considerare sicura e solida.
Non un blitz, che potrebbe scatenare azioni di rivalsa, se non risarcitoria dei 777, i “padroni” Usa della squadra più vecchia d’Italia e di A Cap, la società di assicurazione, che aveva preso in garanzia i debiti del fondo americano, entrato in una grave crisi e da tre anni e mezzo sbarcato a Genova, subentrando a Enrico Preziosi per 13 anni padrone presidente dei rossoblù.
Il Genoa e il Fisco
Il piccolo terremoto che ha scosso il mondo genoano è stato probabilmente provocato da una messa in mora dell’Agenzia delle Entrate, che potrebbe aver chiesto alla società l’aumento di capitale di fronte alla lentezza e difficoltà con cui venivano regolati i rapporti debitori con un buco molto superiore ai 150 milioni di euro.
Poi l’altra novità forte che emerge dalle settimane di fuoco genoane è che il ruolo chiave è stato svolto dall’amministratore unico Andres Blazquez, spagnolo, scelto dai 777 e restato al suo posto anche durante la tempesta, probabilmente il deus ex machina anche dell’operazione rumena.
Il giudizio tutto sommato cautamente positivo sull’ultima rivoluzione genoana è quello di Andrea D’Angelo, avvocato genovese di chiara fama, che assiste anche personaggi come il comandante Luigi Aponte, docente universitario di Diritto Civile, storico ex presidente della società rossoblù ai tempi di Aldo Spinelli e fino a pochi giorni fa presidente reggente della Fondazione Genoa.
Questioni legali in assemblea
L’interpretazione di D’Angelo in una conversazione di fine anno è autentica perché si deve a questo professionista la mossa che, dopo l’ ipotetico alto là dell’Agenzia delle Entrate, probabilmente ha accelerato gli eventi intorno al Genoa per l’ennesima volta nella sua storia in mezzo a una tempesta societaria inedita, perché venuta da molto lontano, dal quasi crac dei 777 negli Usa. Da un mondo, cioè, che è sempre rimasto un po’ coperto agli occhi delle folle genoane, per altro fino all’estate scorsa ben felici del padrone americano.
“Mi sembra che l’operazione che poi ha visto l’arrivo di Dan Sucu e il versamento di 40 milioni con un ingresso nella società al 77 per cento del capitale e con i 777 ridimensionati al 23 per cento possa tenere” – giudica l’avvocato, uno dei genoani più genuini e anche competenti.
D’Angelo era entrato da protagonista nelle recenti vicende genoane da “padre”della Fondazione (da lui stesso ideata ai tempi di Preziosi, quando la società tremò dalle fondamenta dopo la clamorosa retrocessione in serie C per gravi illeciti sportivi) e anche piccolo azionista, partecipando anche un po’ a sorpresa all’assemblea dello scorso 30 novembre, convocata per discutere un aumento di capitale a lungo annunciato e dai possibili protagonisti misteriosi, se non avventurosi, come è tradizione nella secolare storia genoana.
“Sono andato in assemblea perché mi sembrava evidente che ci fosse la necessità di una trasparenza sulle ultime vicende del Genoa, con quelle voci che si rincorrevano su possibili ingressi azionari e che potevano generare confusione_ dice D’Angelo, sottolineando sia le esigenze dell’assemblea, nella quale poteva essere escluso il diritto di opzione degli azionisti con un atto invasivo. E sia le esigenze della storia cittadina della società, della squadra, dei tanti abbonati….. scossi anche dalle cessioni dei giocatori migliori, come Dragusin, Gudmundsson, Martinez e Retegui e dall’esonero improvviso dell’allenatore Gilardino.
A D’angelo, che chiedeva chiarezza, la risposta dei vertici societari, impersonati da Andres Blasquez, non deve essere stata molto accomodante, se l’avvocato, per esempio, ha dovuto ripetutamente chiedere visione della Relazione per l’aumento di capitale. Alla fine, a malincuore, l’amministratore ha permesso che il notaio dell’assemblea Cattanei leggesse il documento.
“ Ho dovuto perfino insistere perché la lettura fosse intelleggibile”, ricorda ancora l’ ex vice presidente della fondazione.
D’Angelo aveva insistito con molti interrogativi regolarmente evasi dai vertici. “Ho chiesto che mi spiegassero le ragioni della necessità dell’aumento di capitale. E non lo hanno fatto. Sembrava un’operazione al buio. Chi erano eventualmente i terzi disposti a investire? E se non si fosse trovato nessuno, le risorse dell’azionista attuale dove sarebbero finite? Ho chiesto che le mie domande fossero verbalizzate. Poi ho votato contro l’approvazione del bilancio e l’aumento di capitale.”
Finita l’assemblea con l’alta voce critica di D’Angelo a risuonare nel silenzio un po’ acquiescente degli altri soci di minoranza, c’è stato il colpo di scena, anticipato in parte da qualche voce sull’arrivo di un ipotetico socio rumeno.
Quando quarantotto ore dopo sono arrivati i 10 milioni di anticipo sui quaranta garantiti dal versamento, da parte di Dan Sucu, un imprenditore fino a quel momento mai nominato, tutto lo scenario si è chiarito. “ Quei soldi hanno messo in sicurezza la società in emergenza evidente_ spiega ancora l’avvocato_ E inoltre il fatto che i 777 abbiano votato favorevolmente, avendo il 99 per cento della società, mette fuori gioco loro e A Cap da eventuali azioni. Si possono solo ipotizzare possibili future mosse risarcitorie, ma senza mettere in discussione l’operazione.”
Dalla ricostruzione di Andrea D’Angelo, evidentemente disinteressata e mossa solo dal suo ruolo di “padre nobile” della Fondazione, appare chiaro che il ruolo di Blazquez è stato molto importante come ponte tra i 777 e il nuovo socio, arrivato da Oriente.
“Sono anche stato insospettito dal fatto che nell’ordine del giorno dell’assemblea ci fosse la revoca del ruolo di tre consiglieri di amministrazioni, scelti dai 777.
Ne ho chiesto ragione perché mi sembrava un segnale importante. Blazquez mi aveva riposto un po’ genericamente che era in vista una ristrutturazione…..C’era, invece, qualcosa che strideva tra il suo ruolo e quella triplice revoca…..”
Tutta l’operazione è stata seguita oltre che da D’Angelo, da altri importanti studi legali. Blazquez e il suo consiglio di amministrazione erano assistiti dallo Studio Bonelli-Erede Pappalardo, mentre Sucu aveva al suo fianco uno studio internazionale, White&Case Llp e perfino il presidente Zangrillo si è fatto seguire dallo studio Chiomenti di Milano.
Ora è chiaro a tutti che dopo la fase americana, nella quale il vertice della società era un po’ nebuloso, per poi precipitare dalla scorsa estate nella nebbia più fitta, oggi il vertice è visibile e chiaro.
Dan Sucu assumerà sicuramente il ruolo di presidente o se no lo affiderà a qualche personaggio di sua assoluta fiducia, vicino al suo gruppo, impegnato in tante attività.
Andrea D’Angelo il suo lo ha fatto, come sempre nella travagliata storia del Genoa a fianco dei tifosi preoccupati. Da qualche mese ha lasciato nelle mani di Beppe Costa, il noto imprenditore anche presidente del Palazzo Ducale, dei terminalisti portuali e dell’Acquario di Genova , l’incarico di reggente espresso dalla Fondazione, mentre Eugenio Segalerba, un altro notissimo professionista di profonda storia genoana, è stato nominato reggente per conto della società.