Inter, Cassano si ‘confessa’ con Tardelli: “Nelle big ho sbagliato io”

Antonio Cassano e Marco Tardelli ai tempi dell’Under 21

MILANO – Antonio Cassano, calciatore dell‘Inter, si è ‘confessato’ in un’intervista esclusiva nel corso della trasmissione televisiva di Italia 1 ‘Confessione Reporter’.

Cassano ha risposte alle domande di un ‘giornalista speciale’: Marco Tardelli, ct di ‘Fantantonio’ ai tempi della Nazionale Italiana Under 21.

L’estroso barese ha ripercorso rapidamente la sua carriera e ha fatto autocritica:

“E’ stata colpa mia se non ho avuto una carriera migliore — racconta il barese, rientrato in campo domenica scorsa dopo oltre un mese ai box per uno stiramento — Pensavo che con la sola qualità si andasse avanti. Ho giocato in grandi squadre, ma ho fatto sempre poco”.

Ma la sua ammissione di responsabilità non è finita qui:

“Ho fatto più casini della grandine — dice Antonio a Tardelli — Il 99% delle volte ho sbagliato io, però gli altri mi mettevano nelle condizioni di sbagliare. Passavo dalla ragione al torto in un attimo.

Ho fatto il 50% di quello che potevo, ho sempre avuto un modo di allenarmi non professionale. Il mio vero maestro fu un certo Costa. Quando avevo 14 anni mi fece capire che questo era un mestiere maledettamente serio. Così dopo le medie dell’obbligo, mentre i miei compagni si davano alla pazza gioia, io giocavo già a fare il professionista”

Tardelli e Cassano, da vecchi amici, hanno parlato anche della vita privata di Antonio ed in particolare della sua infanzia dove è mancata totalmente la figura paterna.

Mia madre è stata il punto di riferimento della mia vita. Fino ai 17 anni, quando ho iniziato a giocare a calcio da professionista, non sono mai andato a rubare pur avendo vissuto in un ambiente particolare. Mi ha messo sulla via giusta. Mio padre? Mi è mancato zero”.

Cassano ha chiuso questa chiacchierata con Tardelli parlando con orgoglio della sua famiglia che lo ha aiutato molto nei momenti di maggiore difficoltà.

“Nel tragitto verso l’ospedale, quando ho avuto l’ictus, non essendo credente ho pensato: “Se c’è qualcuno, fa’ che possa rivedere mio figlio”. Ho preso paura ma non della morte, era paura di non rivedere mio figlio”.

“Mia moglie Carolina era più matta di me, faceva tre allenamenti al giorno e guadagnava 200 euro. A un certo punto le ho detto: “Il pane a casa lo porto io, tu pensa a fare la moglie di Antonio”.

“Ai miei figli dico che la cosa più importante è non fare calcio. Questo calcio mi ha stancato, troppa gente finta, troppi… Mister, si può dire leccaculo?”.

Musica e parole di Antonio Cassano.

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