Inzaghi: “Ho lasciato il Milan nel momento giusto”

Pippo Inzaghi (LaPresse)

MILANO  – Nell’iconografia milanista sono indelebili i fotogrammi della sua doppietta in finale di Champions League del 2007. Ma hanno un senso quasi tutti gli altri 123 gol che Pippo Inzaghi ha segnato in 299 partite con la maglia rossonera, una seconda pelle che restera’ tale. Anche dopo la partita numero 300, che per l’attaccante, 39 anni ad agosto, sara’ l’ultima con il Milan e, salvo ripensamenti, in assoluto.

”Caro il mio Milan, Ti lascio solo perche’ e’ la vita, e’ il momento. Grazie Milan, grazie calcio”, ha scritto Inzaghi in cinquanta righe di commiato alla squadra con cui ha vinto tutto (2 scudetti, 2 Champions, 2 Supercoppe europee e 2 italiane, una coppa Italia e un Mondiale per club) ed e’ diventata casa sua, e allo sport che e’ ragione di vita oltre che un mestiere.

I ricordi di Inzaghi cominciano con il suo arrivo, nell’estate 2001, barricato in albergo in attesa che Milan e Juventus si mettessero d’accordo. Poi i primi gol, pochi ma decisivi per qualificarsi alla Champions 2002/03, vinta a Manchester contro i bianconeri. ”Questi ricordi, insieme a tutte le persone che mi consolavano ad Anversa nei mesi difficili del 2004 e del 2005 e ai brividi che abbiamo provato insieme il 9 agosto 2006, il giorno del mio compleanno, contro la Stella Rossa, saranno sempre sul comodino del mio cuore, accanto agli affetti piu’ cari”, scrive il numero 9, che dedica un paragrafo alla finale di Atene.

”Il calcio ce l’ha regalata per un solo motivo: io e voi, noi, l’abbiamo voluta cosi’ fortemente, cosi’ intensamente, che non poteva non concedersi – ha spiegato -. Certo, la realta’ e’ andata oltre i nostri sogni piu’ belli. Due gol, contro il Liverpool, due anni dopo Istanbul, la settima Champions League”.

Danzando sulla linea del fuorigioco o in agguato nell’area piccola, Inzaghi e’ diventato il secondo miglior marcatore delle coppe europee e il 6/o della storia del Milan. ”Concedetemi di chiamarlo mio il Milan, le persone di via Turati, di Milanello, gli uffici, i centralini, i magazzinieri, i fisioterapisti, i medici, le cucine, lo stadio, gli addetti, lo spogliatoio”, scrive l’attaccante che ringrazia ”con affetto e commozione il presidente Berlusconi e Adriano Galliani: la loro elettricita’ e la loro capacità di emozionarsi per me mi ha reso più forte, mi ha spinto oltre qualsiasi limite”.

Dai familiari a chi lo ha cresciuto nelle giovanili, dai tifosi ad Ancelotti ai suoi compagni, Inzaghi ringrazia un po’ tutti. Nell’elenco non ci sono i nomi Leonardo e Massimiliano Allegri. Non e’ un caso.

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