ROMA – Italia, rebus Ct: Ancelotti e i big vogliono soldi e garanzie, Maldini e Buffon alla finestra. Carletto Ancelotti, libero dopo l’esonero dal Bayern Monaco, avrebbe il profilo del candidato ideale non solo per sostituire il fallimentare Gian Piero Ventura, ma anche per avviare un sospirato e a parole rincorso da tutti nuovo corso della nazionale maggiore. Non una figura di passaggio, come si dice in questi casi, di traghettatore.
Ancelotti chiede garanzie. Grande esperienza internazionale da allenatore, un passato glorioso come calciatore e come secondo di Sacchi in azzurro, Ancelotti, dicono i bene informati e tutte le gazzette sportive, non ne farebbe solo un problema di soldi (ma il budget attuale è risicato e toccherebbe chiedere aiuto agli sponsor come fu per Conte), piuttosto chiede garanzie che al momento nessuno può concedere.
Ancelotti ritiene che la questione c.t. sia secondaria. Occorre innanzitutto un progetto nuovo, uno svecchiamento di idee che prescinda dalle persone, anche se ritiene che difficilmente chi ha governato finora possa esprimere un reale rinnovamento. Per questo le ipotesi alternative non mancano. Conte sembra una pista complicata, mentre una disponibilità può arrivare da Mancini qualora chiudesse con lo Zenit. Discorso analogo per Allegri e la Juve, anche se il tecnico livornese sarebbe tentato da esperienze estere. (Gazzetta dello Sport)
Le suggestioni Maldini e… Buffon. Intanto, attuale e non rinviabile, c’è il problema di gestire la fase di transizione fisiologica da Ventura e il promo big che si libererà magari a giugno.
Ecco l’ipotesi del traghettatore per le amichevoli di marzo con Inghilterra ed Argentina: un allenatore di passaggio da pescare in ambito della stessa Figc. Sullo sfondo, la figura di Paolo Maldini: si pensa al grande ex capitano dell’Italia per un ruolo di riferimento all’interno della federazione, con l’obiettivo di farlo crescere anche per un futuro passaggio in panchina. (Guglielmo Buccheri, La Stampa)
Suggestione per suggestione, non è sfuggito affatto il modo con il quale Gigi Buffon ha annunciato l’inaspettato addio (inaspettato perché avrebbe voluto darlo chissà, il giorno della finale dei Mondiali) alla Nazionale: ci ha messo faccia e sentimento, lacrime e testa. Leadership insomma.
Tra «non escludere a priori» e invocare «Buffon c.t.» il passo è tutto fuorché breve. Ma pensare tra un anno a Gigi come vice di un allenatore più esperto di campo (e meno di azzurro) o magari come team manager alla Riva o alla Oriali è qualcosa di diverso. Una suggestione, certo. Ma credibile. O forse soprattutto necessaria. Per riempire il vuoto che lascerà il miglior portiere della storia. E anche quello creato dal fallimento della Nazionale. (Paolo Tomaselli, Corriere della Sera)