Jacobs, primo mese negli USA, nel ritiro del guru Rana Reider. In sintesi: è tornato a volare. Sarà nella finale dei 100 ai Giochi di Parigi. Parola dell’allenatore statunitense, uno che ha centrato ori nelle ultime cinque Olimpiadi. Dice che “farà ancora 9”80, perché ha buona intelligenza motoria”. Cioè, “Marcell capisce , fa suo e riproduce quel che gli chiedo, molto velocemente e con precisione. Ha qualità che non immaginavo avesse e inibizioni che andranno pian piano eliminate”. Raider, nel campus universitario di Jacksonville (Florida), cura ogni dettaglio, in particolare gli appoggi del piede a terra, la postura,gli equilibri. In questo primi mese ha soprattutto “curato i primi trenta metri”. Obiettivo, confessato ad Andrea Buongiovani (Gazzetta): “Marcell deve diventare più forte, ma non in senso fisico, non nella quantità di chili sui bilancieri. Piuttosto in termini di intensità, di volumi, di capacità di muoversi al meglio e quindi di rimanere in salute, di non infortunarsi”.
In gruppo con grandi sprinter
Questo primo mese di allenamenti in Florida, Jacobs lo ha trascorso in un gruppo di velocisti del suo calibro. È la prima volta che si allena in compagnia di altri atleti e questo rappresentava una incognita, un salto nel buio. Tutto superato. Ogni giorno lavora accanto ad altri big della velocità. Nomi importanti come l’americano Trayvon Bromell ( oro mondiale nei 60 indoor), il canadese Andre De Grasse, specialista dei 200, oro olimpico di Tokyo nei 200. E poi c’è il giapponese Sani Bown, specialista dei 100 accreditato di un 9”97.
Quattro titoli negli ultimi tre anni
Marcel Jacobs è stato più forte degli infortuni. Alla vigilia della nuova stagione Jacobs è ancora il campione olimpico in carica dei 100 e della 4×100, oro mondiale dei 60 indoor e oro europeo dei 100. Con la staffetta è anche argento iridato agli ultimi mondiali di Budapest. Solo una condizione fisica precaria gli ha impedito di tentare l’assalto al titolo mondiale dei 100 a Eugene nel 2022 (ritiro) e due estati fa in Ungheria ( fuori dalla finale).
La scelta americana di Jacobs
È una rivoluzione. Passare da Paolo Camossi, il tecnico che ha forgiato il talento del campione bresciano, al guru statunitense può essere valutato come una scelta rischiosa. Mettersi nelle mani di un nuovo allenatore, a meno di un anno dal l’appuntamento olimpico può sembrare una sorta di salto mortale. Dunque più che un cambiamento, Jacobs ha scelto una vera e propria rivoluzione. E non solo tecnica. Le modalità di allenamento un tempo individuale, con un tecnico e uno staff a sua completa disposizione,sono radicalmente cambiate. Ma soltanto la Olimpiade di Parigi ci dirà se la scelta di emigrare in Florida per mettersi nelle mani di Rana Reider è quella giusta.