Jasmine Paolini, che peccato. Wimbledon resta un sogno. Ha ceduto in tre set alla ceca Barbora Krejcikova, ex numero 2 del mondo. Punteggio eloquente: 6-2, 2-6, 6-4. Perso il primo set, probabilmente vittima della tensione, Jasmine era riuscita a riaprire la partita con un secondo set praticamente perfetto; all’ottavo game ha avuto a disposizione 2 set Point sul servizio della Ceca ed ha chiuso 6-2. Nel terzo set Jasmine ha lottato ma non ha colto l’occasione arrivando comunque ai vantaggi e al match-Point. Ma la Krejcikova, allieva della Novotna, al terzo match-point ce l’ha fatta. Comunque soddisfatta Jasmine che da lunedì sarà la n.5 del mondo. Serafica nel commentare il match:” Continuerò a sorridere nonostante la sconfitta”.
L’azzurra, 28 anni, campionessa multietnica (papà toscano, mamma polacca, nonno ghanese) è arrivata in finale a Wimbledon – prima italiana a riuscirci- con 5 vittorie tutt’altro che scontate. Aveva cominciato la scalata lunedì 1 luglio battendo in due set (7-5, 6-3) la spagnola Sara Sorribes Tormo, una veterana del prato londinese. Al secondo turno ha battuto, sempre in due set (7-6, 6-2) la tedesca Minnen. Al terzo turno aveva liquidato la canadese Bian Andrescu (7-6, 6-1). Agli ottavi ha superato l’americana Keys (ritiro). Ai quarti- martedì 9 luglio – ha demolito la statunitense Navarro in un’ora (6-2, 6-1). A questo punto su Jasmine si sono accesi i riflettori. Poi giovedì 11 luglio il capolavoro in semifinale con la croata Donna Vekic in 3 set molto combattuti(6-2,4-6,6-7). E così Jasmine ha conquistato la finale vedendosela con la ceca Barbora Krejcikova, 28 anni, 7 titoli WTA in carriera.
In ogni caso questo torneo di Wimbledon ha coronato Jasmine ha coronato, al netto della sconfitta finale, il più bel sogno della sua vita tennistica. Un sogno straordinario. Lei stessa aveva ammesso prima del match conclusivo: “Non so come sia successo arrivare fin qui, ma so solo che me la sto godendo”. E poi ha scherzato sulla sua multietnicità: ”Da tutto questo miscuglio afro-europeo è venuta fuori quella cosa un po’ strana che sono io”. Dal padre Ugo,62 anni, ha ereditato il sorriso; dalla mamma Jaqueline la tenacia. Ha aggiunto: ”Io sto scrivendo la mia storia e spero che un giorno potrò essere un esempio per le giocatrici più giovani, un po’ come sono state le campionesse del passato con me”. Conclude il capitano azzurro maschile Filippo Volandri: ”Il merito di questi successi è di tutto il gruppo; adesso siamo pronti anche per una medaglia olimpica e per riportarci a casa la Coppa Davis”.