Alessandro Del Piero: “Fai come me Juve, incanta il Bernabeu”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Ottobre 2013 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA
del piero real juve 2008

Alessandro Del Piero in Real-Juve del 2008

TORINO – Alessandro Del Piero racconta sulla Stampa, in previsione del match tra Real Madrid e Juventus in Champions League di questa sera, mercoledì 23 ottobre, i suoi ricordi di questa grande sfida che lo ha visto più volte protagonista assoluto.

“Dopo cinque anni, la Juventus ritorna al Bernabeu. Ora come allora, ci arriviamo dopo una sconfitta in campionato (anzi, nel 2008 le sconfitte erano state due) e con una grande voglia di riscatto, in un doppio confronto che sembrava proibitivo. Ebbene, quella Juve non solo seppe vincere al Bernabeu.

Ma quel successo diede l’avvio a una serie di otto successi di fila: auguro ai miei compagni di fare lo stesso, a partire da stasera. Eh sì, parlando di Real Madrid e di quel tempio del calcio, non posso che ripensare proprio a quella sera di cinque anni fa. Credo che, se tornassi indietro nella mia carriera di calciatore, sarei disposto a cedere qualunque premio individuale (anche quelli che non mi hanno assegnato…) in cambio di una finale vinta in più, o di un tiro con la mira raddrizzata quel tanto che serve per tramutare un quasi gol in una… linguaccia.

Il calcio è uno sport di squadra e anche l’individualità più spiccata trova la sua soddisfazione nei risultati ottenuti con i compagni, perché quelli restano, di certo più della gloria personale. Ma c’è una cosa che non restituirei mai, per qualunque prezzo: le manifestazioni di stima dei tifosi, quell’applauso che ti travolge, e ti appaga più di tutto. Lì si che sei solo, come un tennista che ha appena messo a segno il match point, e tutti gli occhi sono puntati su di lui. (…)

Per la Juventus era il grande ritorno su un grande palcoscenico, dopo la Serie B, dopo aver riconquistato la Champions: la certificazione che eravamo di nuovo noi. Quel palcoscenico, per me, è stato come la Scala per un grande direttore d’orchestra, quando tutti si alzano in piedi per un applauso interminabile. A me è accaduto al novantesimo minuto di una partita memorabile, dopo una doppietta al Bernabeu – dove non avevo mai segnato prima – per una vittoria che mancava alla Juventus da 46 anni. Ranieri decide di sostituirmi, e quando compare il «dieci» sulla lavagna luminosa del quarto uomo, il pubblico comincia a battere le mani, e poi l’applauso sale, sale, sale. Mi stordisce, quasi. Ci metto qualche istante a rendermi conto di quello che stava succedendo, per questo ho una reazione «a scoppio ritardato», poi comincio a rispondere a quel tributo, ricambiando l’applauso. E infine, il mio inchino ai tifosi. È stato un omaggio straordinario, il culmine di una serata esaltante, che mi ha completato come calciatore.

Non finirò mai di ringraziare il pubblico del Santiago Bernabeu, e mi tengo stretto quel ricordo.”

Real Madrid-Juventus 0-2 del 5 novembre 2008: