TORINO – Nella settimana che ha seguito Juventus-Milan si è molto parlato degli spogliatoi del club bianconero allo Stadium, che sarebbero stati vandalizzati dai giocatori del Milan. E Paolo Tomaselli de Il Corriere della Sera è andato a dare un’occhiata, per capire che atmosfera cos’è successo davvero.
Dopo aver sceso la rampa del parcheggio si entra nello spogliatoio di sinistra. Il corridoio, quello che porta nella zona con le sedute, le docce, le panche per i massaggi, è lo stesso che poi ti condurrà in campo. Il muro di destra – si legge nel pezzo di Paolo Tomaselli – è interamente occupato dagli scudetti vinti dalla Juve, quello di sinistra invece è incastonato con le sagome delle coppe conquistate dai bianconeri. Prima di uscire dalla zona dello spogliatoio devi guardare per forza la frase di Trapattoni, sulla Juve “come un drago a sette teste che gliene tagli una, ma spunta sempre un’ altra”. Questo percorso, lo stesso da cinque anni e mezzo, è tutto nell’ area dello spogliatoio degli ospiti, che quindi hanno anche tempo e modo di lasciare la loro “impronta”, come hanno fatto quelli del Milan sopra gli scudetti revocati del 2005 e 2006 o come gli interisti che in passato hanno appeso la maglia di Facchetti.
Nello spogliatoio della Juve ci sono due “troni” che guardano le poltrone degli altri compagni: uno è di capitan Buffon e l’ altro è di Mandzukic, che ha ereditato lo scranno di Pirlo. Nel corridoio ad uso dei padroni di casa c’è la galleria dei capitani storici. Qui la frase impressa è di Omar Sivori: “Qui bisogna lottare sempre e quando sembra che tutto sia perduto, crederci ancora. La Juve non si arrende mai”.