Eliminato dagli Europei, Luciano Spalletti non ha fatto una gran figura. Da una parte ha cercato di spostare le colpe un po’ qua (i calciatori non proprio di primo piano) e un po’ là (il poco tempo a disposizione e le condizioni climatiche); dall’altra, tra una frase arzigogolata e l’altra, ha lanciato anche una frecciatina avvelenata al suo gruppo. “Prima di andare via dalla riunione della mattina – ha raccontato il maestro di Certaldo dopo la disfatta contro il nuovo Brasile europeo, ovvero la Svizzera – abbiamo chiesto chi non si sentiva di battere i rigori, perché lì, dentro la partita, sei responsabile, non come in allenamento. Chi voleva battere ha tirato su la mano, in diversi hanno tenuto il braccio giù. Queste cose ci servono per gestire e capire in futuro. Va fatto un racconto completo e onesto, dato che c’è già un polverone naturale”.
Insomma, Spalletti, sconfitto sul campo con un gruppo da lui creato, plasmato e convocato, alla fine del match, più o meno polverizzato dagli svizzeri, ha preso il suo solito arco arzigogolato, ha preso dalla faretra una delle tante frecciatine avvelenate possibili, ha ben mirato ai suoi e poi ha sparato. Siamo sicuri che tutto questo sia un comportamento degno di un Commissario Tecnico della nazionale italiana? Forse sì, d’altronde ormai veleggiamo tra gli angoli più noiosi e mediocri del mare calcistico.
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