ROMA – Un piano “perfetto, conservativo”. Un piano con cui “non mi avrebbero mai beccato”. Lance Armstrong, il ciclista radiato per doping dopo aver vinto 7 tour de France, racconta al sito Cyclingnews (qui l’intervista integrale) perché per anni ha corso con la certezza assoluta di farla franca.
Il segreto, spiega Armstrong, era nel “sistema conservativo”:
“Non ero mai positivo, mai, perché il piano era molto conservativo, per niente rischioso e matematico”, spiega il ciclista che quindi racconta nel dettaglio come avveniva il doping di squadra.
Quindi Armstrong ribadisce il suo “pentimento” e il suo rimorso per aver deluso tante persone e perso credibilità, soprattutto nella vicenda della sua battaglia contro il cancro: “Ho dato loro (agli ammalati, ndr) speranze, ho fatto pensare che la storia era perfetta. Mi piacerebbe cambiare tutto questo, ma non posso”.
Sul doping Armstrong spiega di aver iniziato nel 1995: “Sentivamo che non c’era altra possibilità. Ovviamente c’era, saremmo potuti andare tutti a casa, ma sentivamo che per competere a quel livello non c’era un’altra opzione”.