Laser contro i calciatori, il giudice sportivo diventa severo

Stop ai laser che disturbano i giocatori durante le partite di calcio. 15mila euro di multa al Cagliari, 10 mila al Bari: queste le decisioni del giudice sportivo. Il motivo è sempre quello: l’uso da parte dei tifosi di ”un fascio di luce laser”. Quelli del Cagliari lo avevano usato sabato scorso per disturbare il portiere del Napoli De Sanctis. Ai sardi è stata riconosciuta l’attenuante per aver “concretamente operato con le Forze dell’ordine per fermare i tifosi colpevoli”. A Bari, invece, si erano divertiti a infastidire lo juventino Diego prima del rigore fallito al San Nicola. Anche in questo caso l’intervento della società ha evitato una sanzione più pesante.

Quello del puntatore laser non è un problema nuovo, ma nelle ultime giornate sta diventando una fastidiosa costante degli appuntamenti nei nostri stadi. Le società dicono di essere impotenti. Il laserino può entrare allo stadio senza particolari difficoltà, quasi sempre camuffato da portachiavi. Facile: si punta l’oggetto e il fascio luminoso arriva sul giocatore. Fino a quando si segnala il fatto all’arbitro e parte il messaggio dello speaker.

Chi ci rimette sono senz’altro i club: le sanzioni non sono lievi anche se l’intervento delle società riesce in parte ad attenuarle. In questa stagione, ad esempio, il Palermo ha sborsato più di 20 mila euro nel giro di pochi giorni, sempre per lo stesso motivo, a causa dell’uso dei laser da parte dei propri tifosi contro Catania e Reggina (in coppa Italia). Non mancano nella lista dei “cattivi” i tifosi del Napoli, protagonisti di una persecuzione contro Dida durante la sfida con il Milan dello scorso ottobre.

Senza contare che le luci al laser sparate negli occhi dei calciatori possono anche causare danni permanenti alla retina. La sovraesposizione alla luce sofferta dai giocatori, infatti, può produrre una bruciatura delle cellule nervose della fovea (la regione centrale della retina di massima acuità visiva), che non si rigenerano.

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