Le mani della mafia sul calcio: un anziano tifoso calabrese rimpiange il passato

Povero calcio, anzi povero tifo. Quello vero, non quello delle curve di San Siro. Chi ha i capelli bianchi come chi scrive non crede ai propri occhi. Possibile che non ci sia più la passione di una volta quando se la squadra del cuore perdeva si saltava la cena perché l’appetito era scomparso? Perchè ormai anche  in un campo che dovrebbe essere di divertimento, spettacolo, gioia o dolore si è infiltrata la malavita che sembra avere i connotati di una devozione sportiva.

Non truffatori, mafiosi

Non un truffatorello in cerca di quattro soldi per andare a mangiarsi una pizza con gli amici, ma la mafia, più precisamente la ‘ndrangheta che detta legge in molte parti della Calabria. Ormai succede di tutto nelle gradinate dello stadio. E anche fuori. La vendita dei biglietti dei bagarini, il pizzo anche per coloro che vendono le bibite o i panini agli spettatori o fanno i custodi dei parcheggi. Tutto ha un costo. Questi malviventi (usiamo un eufemismo) erano riusciti pure ad andare da Simone Inzaghi, allenatore dell’Inter, per ottenere un pacco di biglietti (duecento) che avrebbero venduto maggiorati intascando un  bel gruzzolo.

Erano sicuri del fatto loro, nessuno li avrebbe potuti “pizzicare”, tanto è vero che quando gli agenti li hanno sorpresi a casa pensavano che si trattasse di qualche altro malaffare.

Le mani della mafia sul calcio: un anziano tifoso calabrese rimpiange il passato (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Carcere per i mafiosi del calcio

Manette invece e via in carcere dopo essere passati in Questura. In diciannove sono finiti dietro le sbarre: chi dell’Inter, chi del Milan, ma sempre individui che non potevano rimanere a piede libero. Ora spetterà alla magistratura scoprire tutte le loro malefatte. Sono notizie che lasciano di stucco chi ama il calcio e va alla partita per godersi novanta minuti di bel gioco, magari soffrendo o godendo a seconda del risultato. E’ questo il football che piace ai tifosi veri e che fino a qualche anno fa (non pochi purtroppo) mandava in estasi chi amava davvero questo sport.

Le divisioni non mancavano, chi a Roma era giallorosso non poteva soffrire il bianco azzurro della Lazio; ugualmente a Milano, i rossoneri avrebbero voluto che ogni domenica i nerazzurri dell’Inter perdessero. Non mancavano le scommesse: a raccontarle ora farebbero sorridere chi ti ascolta. Una passeggiata in mutande per le strade vicine al tuo quartiere; il taglio di un solo baffo o la scarpa destra di un colore diverso dall’altra.

Soldi? Pochi, spesso perché mancavano talvolta per mettere insieme il pranzo con la cena. Lo descrisse benissimo un film, protagonista Vittorio Gassman, in cui pur di andare alla partita dovette inventare tutta una serie di bugie alla moglie. Siamo alla preistoria? Se ricordi queste “favole” ai tifosi di oggi ti rispondono con  una risata ed una “esclamazione”: “Il medioevo è finito da un pezzo”. E’ proprio così purtroppo e portare un figlioletto che vuoi “istruire” diventa pericoloso in specie se sei costretto a sederti sulle gradinate di una curva. Sarà identico a quello di oggi il domani?

La maggioranza risponde con un no secco: ma molto dipenderà da chi guida la federazione. Possibile che non ci siano rimedi? Ed è ancora possibile che a questi mascalzoni non sia vietato per sempre di mettere piede in uno stadio, pena una lunga permanenza dietro le sbarre? Un daspo continuativo, insomma. Beati i tempi di una volta che ricordiamo con nostalgia.

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Bruno Tucci