Intervistato dal podcast ‘Vamo a Calmarno’, l’ex giocatore di Ternana, Fiorentina, Lazio, Inter, Parma e Cesena, Luis Jimenez, ha rivelato inquietanti retroscena legati al pallone italico: “Ho giocato almeno tre partite truccate. Questo è accaduto in Italia, ma non posso dirvi con quale squadra. Una cosa del genere, in Cile non mi è mai successa. In Italia invece c’erano molte partite sistemate, c’era parecchia mafia. Oggi meno, anche perché molti ex calciatori e dirigenti sono stati puniti e non lavorano più nel calcio. Per me è stato veramente pesante: ero agli inizi e volevo arrivare al top del calcio italiano”.
“All’epoca giocavo nella Ternana. Una volta segnai dopo essere entrato dalla panchina e il mio portiere voleva uccidermi. C’era un accordo per il pareggio: ciò voleva dire che l’altra squadra doveva segnare per forza e il tempo per far uscire l’1-1 era pochissimo. Lui giocava poco e voleva un pari a reti inviolate. Io non lo sapevo, era una delle mie prime partite in Italia. Volevo mangiarmi il campo, mi avvisarono di questo soltanto dopo”.
L’ex centrocampista cileno, oggi 40 anni, tira in ballo anche l’Atalanta. “Un’altra partita era tra noi e l’Atalanta del 2004, una sfida tra i primi e i secondi della classifica e c’era festa tra le tifoserie gemellate. Io mi procuro un rigore e noto che tutti erano disperati, anche il mio compagno che lo segnò si mise le mani sul volto senza esultare. Rimasi fuori dal campo perché mi avevano colpito forte e il dottore mi spiegò che era una partita aggiustata, non si doveva più entrare in area di rigore: nessuno mi aveva parlato e io dico avvisatemi, almeno per ultimo ma avvisatemi”