La carriera della nuotatrice trans Lia Thomas potrebbe vedere uno stop. L’USA Swimming ha infatti affermato che i bassi livelli di testosterone devono essere registrati per 36 mesi e la National Collegiate Athletic Association probabilmente seguirà l’esempio.
Secondo quanto riportato dal Daily Mail, Lia Thomas, 22 anni, ha iniziato la transizione a maggio 2019, e dunque solo da 32 mesi. Fino ad oggi, le regole richiedevano un anno di soppressione del testosterone, il che avrebbe significato che Thomas il prossimo marzo avrebbe probabilmente dominato il campionato NCAA ad Atlanta.
La politica sugli atleti trans
USA Swimming ha attualmente aggiornato la sua “politica degli atleti d’élite“, che ha un impatto su Thomas, in quanto tale. Ha affermato che le nuove regole sull’idoneità per gli atleti transgender “saranno realizzate da un gruppo composto da tre esperti medici indipendenti”.
“I criteri di ammissibilità consisteranno in una prova che il precedente sviluppo fisico dell’atleta come maschio, attenuato da qualsiasi intervento medico, non conferisca all’atleta un vantaggio competitivo rispetto alle concorrenti di sesso femminile. “Deve esserci la prova che la concentrazione di testosterone nel sangue dell’atleta è stata inferiore a 5 nmol/L in modo costante per un periodo di almeno trentasei (36) mesi prima della data della domanda”.
Lia Thomas, nuotatrice trans a rischio stop
Per ottenere l’approvazione a competere, Thomas dovrà rivelare le nanomoli per litro nel suo sangue. Il 19 gennaio la NCAA ha dichiarato che avrebbe aderito alle linee guida del nuoto USA.
“A livello d’élite, è stata creata una politica per la partecipazione degli atleti transgender negli Stati Uniti che si basa su metodi scientifici e medici che forniscano condizioni di parità per le donne cisgender d’élite e per ridurre i vantaggi associati alla pubertà e fisiologia maschile”, ha commentato USA Swimming.
La partecipazione di Thomas agli eventi sportivi femminili ha suscitato un enorme dibattito nel mondo dello sport e diviso atleti e tifosi.
Quelli che hanno paura di parlare
Una nuotatrice che ha mantenuto l’anonimato, al DailyMail.com ha detto che solo due o tre membri supportano effettivamente lo status quo. La maggior parte degli altri ha paura di parlare, con la scuola che vieta agli studenti di avere contatti con i media.
“Ci sono molti codardi che non vogliono causare alcun tipo di conflitto o essere guardati nel modo sbagliato. Per quanto riguarda il suo giudizio sulla questione ha commentato: “Ho paura che i potenziali datori di lavoro cerchino il mio nome su Google e leggano commenti su cose che ho detto e pensino, oh questa persona è transfobica”.
La prima sconfitta di Lia Thomas
Il 10 gennaio, Thomas già salita alle cronache dopo aver battuto senza problemi le avversarie nelle precedenti gare, ha perso la sua prima gara nei 100 metri. A batterla è stata Iszac Henig, anche lei transgender, ma che sta intraprendendo il percorso inverso rispetto a quello di Thomas: nata donna, sta cercando di diventare uomo.
Non sono mancate le polemiche: secondo i presenti, Henig, a cui è stato rimosso il seno, dopo aver vinto la gara nello stile libero si è tirata giù la parte superiore del suo costume da bagno. Ma lei stessa ha spiegato che non stava assumendo ormoni e per questo sarebbe rimasta nella squadra femminile.