Lotta alla pirateria, sentenza storica. Finalmente. Il Tribunale di Milano, sezione specializzata in materia di impresa, ha accolto il reclamo contro la società americana “Cloudlare” della Lega serie A – con il supporto di Dazn, Sky e Lega serie B – che d’ora innanzi dovrà fornire i dati degli utenti e tener conto della piattaforma Piracy Shield. Il gigante statunitense che si occupa di Content Delivery Network, servizi di sicurezza internet e servizi di DNS distribuiti.
Il tribunale ha bloccato la fornitura dei servizi alla IPTV che trasmettono contenuti illegalmente ma soprattutto è obbligata, d’ora in poi, a fornire i dati dei clienti e degli utenti che utilizzano i suoi servizi per diffondere contenuti in modo illecito. L’autorità giudiziaria italiana ha imposto a Cloudflare l’interruzione di qualsiasi supporto tecnico su una serie di siti coinvolti nella trasmissione illecita di contenuti sportivi.
Ai blocchi delle piattaforme illegali avvenuti grazie a Piracy Shield si sono aggiunte le numerose azioni delle procure contro chi vende pirateria ma anche contro chi la compra con l’avvio delle azioni sui clienti finali. Soddisfatti i ricorrenti: “Siamo contenti e sappiamo che le stesse azioni continueranno sempre più per ristabilire l’unica cosa che conta, la legalità”.
La decisione del tribunale di Milano rappresenta, si legge in una nota dello studio Previti “un importante precedente per la tutela dei diritti audiovisivi e rafforza gli strumenti giuridici a disposizione per contrastare la pirateria digitale proteggendo così l’industria dello sport e i suoi operatori”.
Il tribunale ha inoltre sentenziato di pagare a carico della società statunitense, a titolo di penale, la somma di euro 10.000 per ogni giorno di ritardo nella esecuzione delle misure disposte con decorrenza dal decimo giorno della comunicazione. La decisione del tribunale di Milano del 19 dicembre rappresenta un notevole passaggio nella lotta all’antipirateria non solo perché è il primo provvedimento interpretativo della legge 93/23 e sul funzionamento di Piracy Shield ma anche per aver accertato ( come ha fatto recentemente anche il tribunale di Roma) il ruolo della società americana quale intermediario e quale fornitore di servizi di accesso alla rete.