Luna Rossa sogna la Coppa America, in acqua venerdì contro gli americani con una vela di 145 mq

Luna Rossa torna in acqua venerdì (le 3.00 in Italia) contro Patriot, la barca dello Yacht Club di New York riparata in fretta e furia dopo la scuffia nel secondo Round Robin. Sei regate al cardiopalma. Nel ventoso golfo di Auckland, davanti  alle tv di 120 Paesi. Chi vince strappa il biglietto per l’atto conclusivo contro il Britannia del Team inglese Ineos.

O la va o la spacca. Vietato sbagliare. Le tre sconfitte (consecutive) contro le vele di sua maestà hanno lasciato il segno. Ma anche acceso, in modo esponenziale, la voglia di riscatto.

La nostra Nazionale del Mare è pronta. Le ferite procurate dal baronetto BenAinslie – e dal suo gran tattico Giles Scott – sono (quasi) dimenticate. In fondo è stato un duello alla pari contro uno scafo che per imporsi (di 33 secondi) ha dovuto infrangere il muro dei 50 nodi. Luna Rossa è uscita comunque a testa alta.

YANKEE AGGRESSIVI. ALLA CACCIA DI UNA COPPA CHE MANCA DAL 2017

Gli americani sono un osso duro. Li guida un veterano che non fa sconti a nessuno. È Terry Hutchinson: skipper,tattico, direttore esecutivo. Un palmares coi fiocchi. Per due volte “ Velista dell’anno “, 16 titoli mondiali, 4 partecipazioni alla America’s CUP. E come timoniere ha voluto Dean Barker, 47 anni, di Auckland. Nel 2017 ha difeso i colori del Team Japan. È stato lui ad affossare nel 2000 le speranze di Patrizio Bertelli (marito di Miuccia  Prada) al suo primo assalto alla Coppa America. Hutchinson spera che si ripeta. E che il vento dia una mano, almeno sopra i 16 nodi.

Quanto alla barca del team americano è il caso di ricordare che il progetto è nato con la collaborazione degli ingegneri del Consorzio Airbus che è anche il principale sponsor della operazione.

NEW YORK RIVUOLE LA COPPA CHE HA TENUTO PER 132 ANNI

Al 37 West delle 44esima Strada, nel salone del New York Yacht Club, c’è una bacheca che pare un film. Ricorda di aver ospitato per 132 anni la Coppa America. La prima è arrivata nel 1851 e l’hanno tenuta ininterrottamente fino al 1983 quando furono sconfitti da Australia 2. Ma se la sono ripresa subito nella edizione 1987  ( 4-0 sugli australiani di Sceptre ).

Stavolta è più dura, una gara in salita : prima Luna Rossa, poi ( in caso di vittoria) i detentori neozelandesi, padroni di casa. I kiwi sono nettamente i favoriti. A dicembre hanno dominato nella Prada World Series. “ Te Rehutai” ( questo il nome maori della barca ) con vento medio forte non ha rivali.

L’ITALIA  SOGNA L’IMPRESA CHE TENTARONO ANCHE AZZURRA E IL MORO DI VENEZIA

La storia della competizione velica più antica del pianeta – 170 anni, esordio a metà Ottocento attorno all’isola di Wight, sotto gli occhi della regina Vittoria- ha già visto in acqua altre due barche italiane. Azzurra due volte (1983, 1987) con Cino Ricci skipper e poi il Moro di Venezia (1992), la prima barca italiana –  e anche la prima non anglofona – a partecipare alla finale di Coppa America. Era la barca del ravennate Raul Gardini ( 1933-1993 ), finanziata dalla Montedison, skipper il grintoso americano Paul Cayard.

Ora tocca a Luna Rossa – alias Furia Rossa –  guidata da James Spithill ( team director Max Sirena, tattico Vasco Vascotto, trimmer randa Pietro Sibello, operations manager Gilberto Nobili, altro timoniere Francesco Bruni ).

L’Italia non ha mai vinto la Coppa America ma per due volte è andata in finale.
Ci prova per la sesta volta con una doppia randa che catturerà il vento in 145 metri quadrati. Con un albero di 26 metri, alto come un palazzo di 9 piani. Vola sull’ acqua a quasi 100 all’ora. Basterà?

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