ROMA – La Roma è un cantiere in divenire, non può essere pronta, se mai lo sarà in questa stagione. Così il pareggio casalingo, 3-3, con l’Atalanta, dopo aver chiuso il primo tempo sull’1-3, è un risultato che alla fine può anche andare bene. Oltretutto, la Dea è una delle ‘bestie nere’ dei giallorossi, visto che con oggi sono cinque campionati che non perde all’Olimpico, dove ha messo insieme due vittorie e tre pareggi [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play].
Nel primo tempo, dopo il lampo iniziale (erano trascorsi 1’16”) del bellissimo gol di tacco di Pastore su cross dalla destra di Under, in campo c’è stata solo la squadra di Gasperini, capace di lasciare fuori dall’undici iniziale ben otto titolari (giovedì c’è il match europeo con il Copenaghen, a cui la dirigenza bergamasca tiene molto) ma ugualmente in grado di tirare fuori il meglio dai suoi, nettamente più avanti della Roma come condizione fisica.
In fondo è logico visto che l’Atalanta ha cinque match veri in più, di Europa League, nelle gambe rispetto alle amichevoli in tournee dei giallorossi, ma non abbastanza per spiegare la pessima prova dei padroni di casa, salvati in più di una circostanza da un De Rossi monumentale nelle chiusure difensive. Viene però da chiedersi cosa sarebbe successo se la squadra ospite avesse schierato in avanti i suoi uomini migliori, ‘Papu’ Gomez e Barrow che questa sera Gasperini non ha comunque voluto rischiare.
Un dato evidenzia la superiorità atalantina: nei primi 45′ la Roma ha subìto sedici tiri in porta, e non le accadeva dal 2004. Per sua fortuna, dopo i cori anti-Pallotta della curva sud e i fischi di fine primo tempo, il team di Di Francesco ha tirato fuori l’orgoglio nonostante una girandola di cambi (fuori a inizio ripresa Cristante e Pellegrini, oggi peggiori in campo, e mai Strootman è stato così rimpianto) e moduli in cui Pastore è arretrato da esterno d’attacco a mezzala così come il subentrato Kluivert, mentre Dzeko si è ritrovato a fare coppia in avanti con Schick.
Proprio il ceco è stato protagonista dell’azione che lascia più rimpianti nel tifo giallorosso, visto che al 40′ st Gollini ha compiuto su di lui una parata decisiva che ha evitato il gol del clamoroso ribaltone: ma perdere 4-3 per l’Atalanta sarebbe stato troppo. Gli ospiti passavano in svantaggio per la prodezza di Pastore, ma non si disunivano e capovolgevano il risultato con due reti dell’argentino ex Independiente Rigoni dopo che il belga Castagne aveva pareggiato in tap-in dopo il palo di Zapata.
La Roma sembrava in balìa dell’avversaria e non mostrava gioco, fino al gol al 25′ st di Florenzi, ottenuto con una bella percussione finalizzata da un tiro su cui Gollini appariva incerto. A quel punto i giallorossi si scuotevano e sembravano crederci, Dzeko si batteva come un leone e sprecava un’occasione da posizione favorevole, Florenzi s’infortunava, poi arrivava il pareggio di Manolas, che metteva in porta dopo che sulla punizione a spiovere di Pastore nessuno riusciva a colpire di testa.
Nel finale l’emozione principale era la parata di Gollini su Schick e un ruzzolone in area, a tempo scaduto, dello stesso ceco in area ignorato dall’arbitro Fabbri. Alla fine è stata una partita ricca di emozioni e quindi mai noiosa, ma la Roma deve assolutamente migliorare se vuole dare fastidio a Juventus e Napoli e fare strada anche in Europa. Intanto attende giovedì e il sorteggio dei gironi di Champions.