Marchisio: "Io come Tardelli? Non ho paura"

FIRENZE – Urlare non e' da lui, almeno fuori dal campo. ''Il paragone con Marco Tardelli non mi fa paura, d'altra parte non gioca piu' e non lo devo affrontare….''. Prova a sdrammatizzare Claudio Marchisio, l'uomo del giorno per il calcio italiano.

Perche' non e' piu' solo un ragazzo, una promessa. ''Ma io ho sempre creduto in me, nelle mie possibilita''', dice all'indomani del primo gol in maglia azzurra, arrivato dopo 16 presenze e diversi tentativi di sfondare, e dopo la doppietta con la maglia della Juve contro il Milan domenica scorsa.

Cesare Prandelli se ne e' innamorato. Oggi parla di un centrocampista che ''ha facilita' di corsa, si e' definito nella posizione in campo e soprattutto – dote preziosa – sente l'area di rigore''. Detto cosi', sembra davvero il ritratto di un nuovo Tardelli, non fosse per la classe immensa di un giocatore il cui gol da urlo, a Madrid il 9 luglio dell'82, fa parte dell'immaginario collettivo del calcio mondiale. ''Si', Marchisio ricorda Marco, col quale ho avuto la fortuna di giocare, ma Tardelli aveva scollinato prima'', aggiunge Prandelli per difendere il suo giocatore dal peso della similitudine.

Ma 'scollinare' e' verbo non casuale: nel vocabolario del ct segna l'uscita dal tunnel della Nazionale, e ora anche quella di Marchisio da un periodo no. ''Cosa c'era prima che non andava? Solo una serie di infortuni diversi'', spiega Marchisio, ragazzo di solide radici torinesi e di una juventinita' scritta nel Dna. A 25 anni ha trovato stabilita' in casa, quella calcistica, prendendosi il suo spazio in bianconero al fianco di Pirlo. ''Ora sto a posto fisicamente, e sono sereno. Ma per me in sostanza non e' cambiato nulla, ho sempre creduto in me. Anche quando si parlava di una mia possibile cessione: lo dicevo che non c'era nulla. Cosi' come dicevo che nella nuova Juve potevo giocare in posizione centrale: era la critica a non crederci''.

Lui invece ci ha sempre creduto. Anche quando dopo l'esordio positivo a Torino con l'Italia di Lippi si era fermato; anche quando il ruolo di trequartista cucito per lui sempre dal ct campione del mondo, in Sudafrica, l'aveva bruciato. Prandelli lo ha aspettato. E ha colto l'attimo, come per altri piccoli talenti dimenticati. Di suo Marchisio ha messo serenita' e un pizzico di incoscienza, la ricetta giusta per la giusta ambizione: ''Sentirmi chiamare il nuovo Tardelli emoziona: spero solo che tra qualche anno si dira' di qualcuno 'e' il nuovo Marchisio'''.

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