GRENOBLE – Michael Schumacher lotta tra la vita e la morte. La domanda che in molti si fanno è: il suo è stato un azzardo o è colpa del solito “destino cinico e baro”? La dinamica dell’incidente non è ancora chiara. L’unica cosa certa è che lo schianto è stato così forte da distruggere il casco.
La prima ipotesi, quella dell’azzardo, è quella forse più facilona ma anche più romanzesca: Schumi, abituato a correre a 300 chilometri orari e passa, non può certo aver perso l’ebbrezza della velocità, il gusto per la sfida. Sfida con sé stesso e i propri limiti. Sfida che lo avrebbe portato a sciare fuoripista. Lui che comunque “se la sentiva”, visto che è uno sciatore provetto. Chissà quante volte lo aveva fatto, non era certo la neve fresca a impensierire uno abituato a sfrecciare sulle piste di tutti i tipi (Formula Uno, kart, moto).
Ma Schumi utilizzava il casco, stava seguendo tutte le regole dello sciare sicuro. E questo si lega alla seconda ipotesi, quella del destino. Chi può immaginare di trovare uno spuntone così affilato da spaccare in due quel casco a prima vista indistruttibile? Non poteva forse capitare anche in pista, magari in qualche punto in cui la neve si dirada? E allora hai voglia a dire che è colpa dell’imprudenza…
Qualcuno prima o poi ci dirà come sono andate le cose. Speriamo possa essere proprio lui in persona, il campione che per anni ha fatto sognare e inorgoglire i tifosi della Ferrari.
Intanto nella giornata del 31 dicembre è atteso un nuovo bollettino medico. Lunedì i dottori avevano parlato di un trauma cranico severo e di condizioni critiche. Mentre le ultime indiscrezioni di stampa parlano di un impatto avvenuto tra i 60 e i 100 km/h.
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