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Milan, Gattuso compie 40 anni: “Vacanze? Ho dato ai calciatori un gps per registrare gli allenamenti”

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Milan, Gattuso compie 40 anni: “Vacanze? Ho dato ai calciatori un gps per registrare gli allenamenti”.
ANSA/ROBERTO BREGANI

MILANO –  A 10 anni “per le vie di Schiavonea, con il pallone fra i piedi, un sopracciglio spaccato, sporco di polvere”; a 20 a Glasgow, incontrava la futura moglie Monica e giocava “in una squadra da sogno, davanti a 50mila persone”; a 30 diventava campione del Mondo con il Milan dopo esserlo stato in nazionale. E un decennio dopo Rino Gattuso taglia il traguardo dei 40 da allenatore della squadra con cui ha vinto tutto. Con l’idea di tenersi stretta la panchina.

“Da giocatore mi divertivo di più, allenare e’ un peso di responsabilità. E’ riduttivo dire che voglio restare, ma so che in questo momento bisogna fare risultati. Per questo motivo i calciatori dovranno allenarsi anche durante questo periodo di vacanze, ho dato a ciascuno di loro un gps per registrare gli allenamenti e non penso che lo diano ai parenti”, spiega in un’intervista all’ANSA l’ex centrocampista, promosso a fine novembre dalla Primavera alla prima squadra dopo l’esonero di Vincenzo Montella. “La nuova società ha investito moltissimo – continua -. Mi ha dato grande responsabilità e fiducia, da parte mia c’è grande rispetto e farò di tutto per continuare. Ma non voglio essere un peso per il Milan, anzi. Sono l’ultimo problema. E’ normale che mi piacerebbe continuare, mi sento a casa mia, con ancora più responsabilità nei confronti del club rispetto a quando giocavo”.

Per ora il bilancio è di 3 sconfitte, 2 pareggi e 3 vittorie, inclusi il derby di coppa Italia e l’ultima in campionato che ha riavvicinato la squadra alla zona Europa League. “Dobbiamo proseguire lavorando, non pensare che Milanello sia una beauty farm dove si viene a passare il tempo”, sottolinea Gattuso: “Tanti hanno i piedi buoni ma spesso non giochiamo da squadra. A volte si pensa che un giocatore come Suso, o potrei fare altri nomi, non possa rincorrere l’avversario. Tantissimi campioni rincorrono l’avversario fino alla difesa, i giocatori forti devono sacrificarsi. Solo con palleggio e tecnica non si va da nessuna parte. Se pensiamo di essere belli e bravi la strada è ancora più lunga. E’ doveroso migliorare la classifica”.

Gattuso non può lamentarsi invece per la disponibilità del gruppo. “Se avessi chiesto di mettersi gli scarponi e scalare una montagna magari avrebbero detto sì”, sorride l’allenatore, che insiste sul concetto di regole (“Se non sono precise, ognuno ci sguazza”) e su quello del veleno, ben incarnato dal ventenne Cutrone. “Patrick è nato così, non si sforza: è ancora acerbo ma somiglia a Inzaghi, ha le stesse movenze, lo stesso veleno. Anche io contagiavo i compagni” ricorda l’ex mediano, che nel 2012 lasciò il Milan nonostante l’insistenza di Adriano Galliani (“Per un mese mi ha chiamato a mezzanotte, al telefono metteva la canzone ‘Se mi lasci non vale'”) perché era “convinto fosse finita un’epoca: stava cambiando la mentalità, anche in allenamento.

Con tanti giocatori giovani, certe cose che dicevi venivano assorbite in modo polemico: non volevo essere un peso”. Ripercorrendo 13 anni di Milan, non si può prescindere da certi nomi. Ancelotti, “non solo un allenatore, ma anche un amico e un papà”. Kakà, che “all’esterno sembrava tranquillo ma era un fijo de ‘na mign?”. Allegri, che “si fa scivolare le cose e non si piange mai addosso. Anche se quando eravamo assieme al Perugia in B, ed era capitano, pensava solo agli affari propri, non aveva regole né filtri”, rivela Gattuso, che ricorda le sconfitte più delle vittorie, “perché mi sentivo sempre il primo responsabile”. Da allenatore la pressioni aumenta.

“Da giocatore mi divertivo di più. In panchina sento più responsabilità, soprattutto quando sono a San Siro e le cose non vanno bene. Ma allenare il Milan a 40 anni mi riempie di orgoglio” assicura il calabrese, negli ultimi cinque anni passato sulle panchine di Sion, Ofi Creta, Palermo, Pisa, sfiorando quella della nazionale del Kazakistan: “Avevo firmato. Poi ho portato Monica ad Astana. C’erano 20-30 gradi sotto zero, ho fatto un passo indietro. Aveva ragione lei, spesso è così. Io mi faccio prendere, non sono un calcolatore, tante volte ho messo lei e i nostri due figli in grandissima difficoltà”. Guardando al futuro, Gattuso non va troppo in là.

“Oggi ho grandissima voglia di fare questo mestiere, mi fa sentire vivo e voglio migliorarmi. Sono in una grandissima società. Fino a 6 mesi fa non potevo pensare di avere un’occasione così. Può succedere anche che fra tre anni mi scoccio e non alleno più. Quando inizio a non sentirmi bene con me stesso mi spengo come un cerino – sorride -. Un regalo per i 40 anni? Vorrei essere meno focoso, meno incazzoso, più calmo: sembra che mi diverta ma faccio fatica. Mia moglie dice che sono un pazzo da rinchiudere”.

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