
MILANO – Mai come questa volta all’insegna del fair play e dei social network, stasera il derby di Milano è pronto ad accendersi.
Pippo Inzaghi è stato caricato e catechizzato da Silvio Berlusconi, che ha fatto visita alla squadra, mentre Roberto Mancini non ha bisogno di ulteriori motivazioni visto che già un esordio nel derby è qualcosa da brividi.
Intanto a caricare l’ambiente rossonero ci ha pensato il presidente Silvio Berlusconi, che dopo oltre un mese a secco conta di vedere la sua squadra tornare alla vittoria. Terminato il ciclo di cure per l’uveite, l’ex premier non ha rinunciato alla consueta visita del venerdì.
Senza gli occhiali da sole indossati nei giorni scorsi, accompagnato dal medico personale Alberto Zangrillo, l’ex premier si è fermato circa tre ore a Milanello.
Durante il pranzo con l’ad Adriano Galliani e Filippo Inzaghi non sono mancate riflessioni tattiche e sembra che il presidente abbia approvato la svolta tattica meditata dall’allenatore.
Il Milan per la prima volta in questa stagione potrebbe quindi accantonare il 4-3-3 iniziando la partita con un 4-4-1-1 che in fase offensiva assomiglia molto a un 4-2-3-1.
Così troverebbero spazio sia Menez sia Torres, in un attacco completato da El Shaarawy e Bonaventura, pronti ad aiutare in fase di copertura i due mediani, Essien e Muntari. Ma Berlusconi (la cui presenza domenica a San Siro non è esclusa) ha parlato anche con la squadra e sembra sia stato particolarmente intenso il discorso motivazionale di dieci minuti nello spogliatoio.
D’altronde non è stato un venerdì come gli altri a Milanello. La tensione del derby si fa sempre più alta. Alla prima sfida con l’Inter da allenatore, Inzaghi sa che un passo falso rappresenterebbe un duro colpo alla classifica (i rossoneri hanno un punto più dell’Inter) e rischia di incrinare l’entusiasmo e gli equilibri ricostruiti in questi mesi.
Intanto i suoi piani sono complicati da due forfait praticamente sicuri. Abate dopo pranzo ha lasciato Milanello senza allenarsi con la squadra, e resta solo da capire chi si adatterà da terzino destro al suo posto: i candidati sono il difensore centrale Rami e il centrocampista Poli.
De Jong a sua volta si è allenato a parte, e dopo quasi due settimane di stop ha ormai poche chance di essere di una partita che ha attirato oltre trenta giornalisti giapponesi, ansiosi di vedere la sfida fra Honda e Nagatomo. Intanto i due hanno scherzato su Twitter nelle chat organizzate dai club con i tifosi.
“Ti faccio una proposta: se perdi il derby ti fai i capelli viola, ok?” ha scritto l’interista ma il milanista non intende rinunciare alla chioma platino: “Non ci penso nemmeno!”.
E fra una battuta e l’altra i due si sono invitati a vicenda a esimersi dal gol domenica. All’insegna del fair play sono anche le iniziative a contorno della partita lanciate dal Milan con lo slogan ‘nella rivalità, il rispetto’, coinvolgeranno anche i comici Ale e Franz nelle due curve.
Stasera, sei anni e mezzo dopo l’ultima partita, Mancini tornerà sulla panchina nerazzurra a San Siro per un attesissimo derby.
In questo lungo periodo di distacco è cambiato lui, maturato professionalmente all’estero, ma è cambiata tanto anche l’Inter. L’aveva lasciata vincente, proiettata verso un epico Triplete e la ritrova ridimensionata, da ricostruire e far crescere.
“Non sono abituato a lottare per il terzo posto, questo mi demoralizza un po’ – ha spiegato con sincerità alla vigilia della gara col Milan – Ma non è il momento di guardare la classifica. Io valore aggiunto? Lo spero, voglio dare il massimo e che i miei giocatori facciano lo stesso”.
Già perché Mancini è abituato a ben altri obiettivi, qualsiasi club abbia guidato doveva lottare per la testa della classifica non per un posto in Europa.
È un tecnico ambizioso, amante delle sfide e della tensione che si respira intorno alla capolista. Forse per questo motivo ha tentennato prima di accettare l’offerta di Thohir.
A questo punto della sua carriera punta a vincere nuovi trofei per la sua bacheca personale. All’Inter, però, è presto per sperare in posizione ambite, bisogna mettere mattone su mattone e costruire le basi per il ritorno al successo. Mancini lo sa e spera di iniziare con il piede giusto la sua seconda vita nerazzurra:
“Nel derby può accadere di tutto. Il cambio di allenatore può accendere una scintilla, è vero, ma il Milan è una grande squadra e non si può dire prima come andrà a finire?”.
Già il Mancio lo sa bene, perché sarà l’undicesima stracittadina della sua carriera. Dall’altra parte, invece, ci sarà un Pippo Inzaghi alla prima contro l’Inter da allenatore. E l’esperienza che li separa potrebbe essere l’arma in più dei nerazzurri:
“Inzaghi ha una storia alle spalle come allenatore, è giovane ma ha avuto un’importante chance. Credo che possa avere un grande futuro e che il Milan capisca che essendo giovane può commettere qualche errore. Quando si inizia si pensa che non si possano fare sbagli: è uno svantaggio-vantaggio dei giovani”.
Saggio e determinato. Il Mancio in questi pochi giorni a disposizione si è messo subito al lavoro per conoscere la rosa a disposizione e spiegare la filosofia dietro il suo 4-3-1-2.
Oggi spera che i giocatori possano realizzare quanto imparato in allenamento, ma non si aspetta grandi cose. “Con quattro giorni di lavoro non posso pretendere granché, ma so bene che il tempo a disposizione è poco. Comunque voglio un’Inter che dimostri di essere una squadra anche nelle difficolta’” ha ammesso il tecnico nella conferenza della vigilia del suo ritorno, a cui si è presentato in tuta nerazzurra con tanto di iniziali sul petto.
Il sorriso è sempre lo stesso, la sciarpa (un must per il Mancio) la si rivedrà solo stasera nella notte del derby, nella notte del suo ritorno, nella notte in cui Milano si colorerà di rossonero o nerazzurro, nella notte in cui riprenderà per mano la sua Inter.