Milan schiacciasassi e Pato, spot elettorali. Ora Berlusconi può andare alle urne

Pato esulta dopo il gol (foto LaPresse)

MILANO – Se il buongiorno si vede dal mattino (anzi dalla tarda serata precedente) allora Silvio Berlusconi può stare tranquillo. Il suo Milan va come da programma, da portentoso strumento di campagna elettorale. L’esibizione di sabato sera in mondovisione vale più di centinaia di videomessaggi, interviste e spot televisivi.  La corazzata Inter viene affondata in 47′ secondi dal gol di un fuoriclasse che di Berlusconi rischia di diventare parente, quel Pato che flirta con la figlia Barbara e che, al momento di dedicare la doppietta nel dopopartita viene “prudentemente” censurato dallo staff del Milan. Il “giuda” nemico, colpevole di aver abbandonato la confortevole casa di Milanello, ovvero il ct Leonardo, torna ad Appiano Gentile con tre gol sul groppone, cinque punti di scarto, un grosso sacco di certezze dissolte e l’ironia e lo scherno dei tifosi rossoneri.

Pato e Barbara sono un tema a parte: la notizia esce sui giornali con tutto il pudore del caso. Con una punta di malizia viene da chiedersi se una cosa del genere possa avere effetti sulla squadra. Pato, per quanto “extralusso” resta sempre un dipendente di Berlusconi in una squadra, il Milan, dove in quel posto c’è concorrenza feroce. Il rischio di polemiche da “favoritismo” è dietro l’angolo. Quanto a Berlusconi, l’idea della love story può fare gioco: una versione meneghina dell’amore tra il principe Henry e Kate. Una cosa bella da contrapporsi a vicende giudiziarie di prostituzione minorile, insomma.

Dopo il derby Berlusconi, notoriamente scaramantico, può lasciarsi andare al convincimento “Milan vincente uguale elezioni vinte” e magari smettere di affannarsi a trattare coi “responsabili”.Sabato, al telefono con il gruppo riunito a Catania, ha dovuto promettere anche due dipartimenti ministeriali: conciliazione del contenzioso bancario e medicine non convenzionali.

I “maligni” in effetti lo pensavano da settembre: dopo qualche anno di “vacche magre” e campagna acquisti fatte con parametri zero e pensionati d’oro (leggi Ronaldinho) quest’anno Adriano Galliani si è accampato (manco fosse Gheddafi) a Barcellona con l’intenzione di levare le tende solo insieme a Ibrahimovic. Detto fatto, il Milan ha fatto il colpo dell’anno. Un rilancio che significa una cosa: Berlusconi si prepara alle elezioni.

L’Inter, invece, una lezione la deve ancora imparare, nonostante un lustro di trionfi: meglio non fare affari incrociati col Milan, neppure a distanza. In passato era finita coi vari Pirlo e Seedorf in casa di Berlusconi. Quest’anno, seppure mediata da passaggi intermedi è finita con Leonardo ad Appiano Gentile e Ibra a Milanello. Con tutta la stima per l’allenatore, non c’è gara.

Quanto alla partita, ieri sera tutto è virtualmente finito dopo 47 secondi, un record. Pato ha aperto e chiuso la gara, l’Inter ha provato a rimetterla in piedi per un tempo e qualche spiccio. Poi il rosso a Chivu, sempre grazie all’attaccante brasiliano, ha chiuso i giochi. Unica nota stonata è Cassano: in undici minuti è entrato, ha segnato (su rigore) ed è riuscito a farsi espellere rimediando due ammonizioni stupide a partita vinta. Uno così è da Milan?

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