La Milano-Sanremo è la “Classicissima di Primavera”, la prima delle cinque Monumento, la gara che vale una carriera. Già 113 edizioni disputate (nata nel 1907): 51 vinte da corridori italiani, 62 da stranieri. Il record assoluto di vittorie appartiene a Eddy Merckx (7); il record italiano è di Girardengo (nel decennio 1918-1928). Quest’anno il percorso è inedito.
Partenza alle 9.55 da Abbiategrasso e arrivo in viale Roma a Sanremo dopo 294 km attraverso Pavia, Tortona, Novi Ligure, Turchino, Savona , Capo Mele, Cervo, Cipressa, Poggio. Favorito numero 1 è Pogacar che è in grande spolvero: 9 successi in 13 giorni di gara. Lo sloveno sembra imbattibile. Dice Bettini:” Pogacar è capace di tutto, ha una superiorità imbarazzante”. Ma se si arriva in volata i candidati sono diversi tra cui Pedersen. Tutti concordi. Prima dell’ultimo km se la giocheranno Pogacar, Van Aert, Van der Poel. Occhio anche a Alaphilippe e al belga Philipsen. L’Italia punta su Filippo Ganna che alla Tirreno- Adriatico ha tenuto la maglia di leader per tre giorni. Altri nomi: Bettiol, Nizzolo, Formolo. L’ultimo italiano a vincere la San Remo è stato Vincenzo Nibali il 17 marzo 2018. Indimenticabile il suo attacco sul poggio e il trionfo in solitaria in via Roma.
L’olandese Arvid de Kleijn, 29 anni, uomo jet del team svizzero Tudor, ha vinto con una volata prepotente e coraggiosa la Milano-Torino, la corsa più antica del mondo (1876). Vittoria limpida quanto inattesa e sorprendente. Ha sovvertito ogni pronostico.
Partenza alle 11.50 e dopo soli sei minuti si forma la prima fuga di giornata ; gruppetto di 6 uomini di cui tre azzurri( Pietrobon, Nieri, Iacchi) e tre stranieri (Stojnic, Meens, De Bod). Dopo le prime due ore di corsa i sei battistrada sono sempre solidamente un testa. Media elevata: 49,5 km/h. Perde terreno il veneto Pietrobon (foratura). Restano cinque in fuga. Il gruppo tiene sotto controllo i fuggitivi concedendo un vantaggio ristretto, sul minuto e mezzo. A Cirie’ il quintetto transita per primo.
Dopo Fiano (Torino) si stacca Stojnic; in fuga rimangono in quattro con un vantaggio di 1’03”. Il quartetto procede di comune accordo. Il gap è sostanzialmente immutato a 30 km dall’arrivo. Poi scende gradualmente. Ai -25 km è di 24”. Il gruppo li segue tranquillo ma accelera. Rosicchia altri secondi. È il gatto col topo. All’uscita da Avigliana il quartetto viene raggiunto. La velocità aumenta. Comincia la lotta per prendere le migliori posizione.
La corsa si accende. Si formano i treni al servizio degli uomini jet. È bagarre. A 6 km dalla linea d’arrivo il passaggio ad una rotonda provoca una caduta. Escono di scena due candidati allo sprint finale. Cinque rotonde negli ultimi 2 km. Velocità sostenuta impostata dal team Tudor, la squadra svizzera del Canton Lucerna, a beneficio della propria punta ,l’olandese Arvid de Keijn. Il Tulipano è pilotato dalla squadra fino ai 200 metri poi esce nel vento stringendo alle transenne il missile Gaviria, a sua volta ben pilotato dalla Movistar, e va a vincere di mezza bicicletta. Prima del podio ammette :”Merito della squadra che mi ha guidato in modo perfetto. E quando sono entrato in terza posizione sul rettilineo finale sapevo di vincere. Perché? Perché sentivo addosso tutta la fiducia dei miei compagni “. Con lui sul podio Gaviria (2) e il connazionale Van Uden. A seguire: Einhorn (4), Moschetti (5), Bouhanni (6), Meeus 7), Vendrame (8), Aberasturi (9), Groenewegen (10). Gara durata tre ore e 59 minuti.
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