La situazione si fa sempre più incandescente e il calcio è sotto choc: ha confessato di aver ricevuto minacce ed insulti
Via dalla propria casa, via dal quartiere dove ha vissuto tutto una vita. Situazione preoccupante per la famiglia di un calciatore che si vede costretta a rinunciare alla propria casa per evitare una situazione pericolosa.
A Barcellona a tenere banco è il caso che riguarda Lamine Yamal e più precisamente la sua famiglia. Nelle scorse settimane il papà di Yamal è stato accoltellato nel quartiere in cui vive da sempre la sua famiglia. Un episodio non isolato e che è stato seguito anche da insulti e minacce. Una situazione che non accenna a migliorare e che ha portato l’uomo a trasferirsi lontano da Rocafonda, quartiere popolare di Matarò, dove il giovanissimo talento del Barcellona è cresciuto e dove vive ancora gran parte della sua famiglia.
Ancora per poco però perché la situazione sta spingendo i familiari del calciatore a valutare l’idea di traslocare altrove per cercare un po’ di sicurezza e tranquillità. Minacce e insulti quelle che continua a ricevere anche Fatima, la nonna di Yamal che al giornalista Javier Fuentes ha raccontato la sua situazione.
La donna ha parlato dell’accoltellamento del figlio e di quello che ha significato per lei vivere quel dramma.
“Non riesco a mangiare per la situazione di mio figlio Mounir – ha raccontato –. Ho lo stomaco chiuso per lo shock e la paura“. La donna ha provato a spiegare quel che sta succedendo e ha mostrato di non temere per lei: “Ci sono persone gelose di noi qui: se vogliono uccidermi, sono qua“. Una frase rivolta a chi ha insultato e minacciato lei e la sua famiglia.
Fatima prova anche a spiegare il motivo di tanta ostilità nei confronti di una famiglia del quartiere che ha l’unica ‘colpa’ di avere un ragazzo che sta facendo strada nel mondo del calcio. Il motivo sarebbe da ricercare nella scelta del giovane calciatore di rispondere alla convocazione della nazionale spagnola e non giocare per il Marocco. Ma per nonna Fatima non poteva esserci decisione diversa: “È nato qui, ha studiato qui: quel bambino non è del Marocco. Mio figlio non lo ha costretto a fare nulla“.
Ci sarebbe questo dietro il clima di ostilità che vive la famiglia di Yamal con la nonna che ha spiegato di essere pronta anche lei a lasciare il quartiere per una questione di sicurezza.