Il miraggio tifoso del complotto: è la Juve la “Grande Vecchia”

ROMA – “E’ sempre la solita storia, quando qualcuno si sta per comprare la Roma salta fuori lo scandalo”. “La Juventus non può arrivare settima e il Napoli in Champions è scomodo, è questa la verità”. Aggirandosi tra la chiacchiere da bar sport, sintonizzandosi sulle frequenze delle radio sportive, a Genova come a Napoli, a Lecce come a Bergamo, il copione è sempre lo stesso, solo declinato in diverse varianti locali. La storia del calcio scommesse è in realtà un complotto. A Napoli è un complotto ordito dalla “vecchia signora”, forza oscura del nostro calcio, che non può rimanere esclusa dalle competizioni continentali. A Bergamo è un complotto sudista contro il Nord che lavora, e via dicendo.

Una storia, brutta, che non può essere semplice. Non può essere la storia di personaggi, giocatori e non, che per fare un po’ di soldi truccano le partite, magari con l’aiuto della malavita. Troppo semplice. C’è dietro qualcosa di più e “che non ci vogliono dire”. Il tifoso è certo, sicuro, “è una trama contro di noi”. E pur di non arrendersi alla semplice evidenza, in cui le singole responsabilità sono ancora da chiarire ma da cui già si può delineare un sistema, il mondo tifoso s’inventa e s’aggrappa al miraggio del complotto.

A Napoli e Roma la trama del complotto è simile, con solo delle piccole varianti. In entrambe versioni la regia occulta è dell’odiata Juventus. Nel capoluogo campano la vecchia signora non tollererebbe di essere rimasta fuori dall’Europa e per questo starebbe affossando Napoli e Roma, o almeno una delle due, per poter scalare la classifica. E per giunta nell’anno in cui la squadra partenopea è tornata in Champions. Nella capitale la storia si arricchisce di due particolari locali. Il ruolo della Lazio e di Lotito, odiatissimi cugini, che sarebbero, non è chiaro perché, in combutta con i bianconeri. E aggiunge poi la versione romana nella trama del complotto che, vista la coincidenza di tempi, vorrebbe far saltare l’acquisto della società giallorossa da parte degli americani. Trattativa ormai praticamente conclusa a cui manco solo la definizione di alcuni dettagli tecnici minori.

Ma la musica non cambia né a Genova, né a Bergamo, né a Lecce. Leitmotiv della trama complottesca, sulla falsariga romana, è il ruolo dei cugini. A Genova infatti ci sarebbe la Sampdoria dietro il “fango” gettato sulla squadra rossoblu così come a Lecce il demiurgo delle sfortune della squadra salentina è da individuare in quel giocatore, guarda caso del Bari, che ha tirato in ballo la squadra giallorossa. A Bergamo non è derby ma poco ci manca. Non essendoci in loco cugini da incolpare la storia assume le tinte più classiche dello scontro Nord-Sud con il meridione che, in questo caso, si sarebbe messo in testa di non volere l’Atalanta in serie A.

Il tifoso si sa, non ragiona con la testa. “La Roma non si discute, si ama”, recitava uno striscione celebre dello stadio Olimpico. E la massima è chiaramente applicabile a tutte le squadre di calcio. Quando c’è l’amore non ci può essere la ragione, il fatto è noto. Ma dovrebbe limitarsi, il su citato fatto, al campo di gioco. Quando l’amore e la “non discussione” viene portata fuori dai confini del campo si trasforma in cecità che, in alcuni casi somiglia molto all’idiozia. Pur di non credere che la propria squadra, che i propri giocatori abbiano ceduto a bassi istinti pilotando delle partite, i tifosi sono disposti ad inventarsi le storie più improbabili. Certo l’amore per il complotto è un sentimento diffuso tra gli uomini. Dall’11 settembre in giù la teoria del complotto ordito dalla Spectre ha sempre avuto il suo pubblico ma, come sempre, nel calcio italico la cosa assume proporzioni enormi. E le chiacchiere da bar, in alcuni casi, rischiamo di ritrovarcele come tesi difensive.

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