Moggi assolto: fu “ritorsione” contro Zeman, non diffamazione

Luciano Moggi (LaPresse)

MILANO – Sono state parole pronunciate “per ritorsione” e non per “diffamazione”. E l’espressione ‘non sa allenare’ non e’ da reputare, per il contesto considerato, sproporzionata, né gratuita”. Sono le motivazioni con cui il giudice per l’udienza preliminare  di Milano ha deciso di assolvere l’ex dg della Juventus, Luciano Moggi, dall’accusa di diffamazione per cui era stato querelato dall’allenatore della Roma Zdenek Zeman. Moggi era imputato per alcune affermazioni da lui rilasciate alla stampa al termine di un’udienza del processo sulla vicenda Calciopoli, tra cui un ”non sa allenare” riferito proprio a Zeman.

Il 20 novembre 2009, l’allenatore boemo era stato ascoltato nel processo a Napoli (che si è concluso in primo grado con la condanna per Moggi a 5 anni e 4 mesi) e aveva raccontato davanti ai magistrati che la sua carriera era stata danneggiata dopo la sua denuncia sull’ ‘affaire doping’ nei confronti della Juventus. Nell’udienza successiva, uscendo dal tribunale, Moggi aveva rilasciato dichiarazioni alla stampa a riguardo: aveva detto che Zeman era stato esonerato dal Napoli, dalla Lazio, dalla Salernitana, dal Lecce, dal Fenerbahce e dalla Stella Rossa ”perché non sa allenare, è  lento e impacciato nel parlare e i giocatori non lo capiscono”.

Nelle motivazioni della sentenza, emessa lo scorso 7 novembre con rito abbreviato, il giudice Luigi Varanelli spiega che ”pur nella obiettiva asprezza e lesività del giudizio tranciante dell’imputato, sicuramente connotato da toni ritorsivi rispetto alla deposizione di Zeman, la valutazione, ovviamente soggettiva, è da porsi in stretta relazione proprio alle affermazioni del tecnico boemo e va ritenuta non aver trasmodato in uno strumentale attacco personale, gratuito o sproporzionato o incongruo”. Il giudice riconosce, in sostanza, il diritto di critica sportiva a Moggi, chiarendo che anche le ”presunte e opinabili difficoltà comunicative del tecnico boemo” non sono state ”evocate pretestuosamente e in modo palesemente incongruo dal Moggi ma direttamente funzionale alla sua tesi”.

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