Mondiali atletica a Budapest dolcea mari per l’Italia. Promossa Antonella Palmisano, eroica marcia di bronzo (cade, rimonta e dopo 6 anni ritrova il podio iridato ).
Promosso uno strepitoso Leonardo Fabbri, argento nel peso con un lancio spettacolare: 22.34; meglio di lui solo l’americano Ryan Crouser (23.51).
Due medaglie che collocano (per ora) gli azzurri nella Top 10. E i Mondiali terminano domenica 27. E promosso con i brividi Gimbo Tamberi che all’ultimo tentativo acciuffa la finale del salto in alto con un 2,28.
Applausi anche per il torinese Marco Fassinotti che ha superato la misura al secondo tentativo dopo 7 anni (e da due mesi è senza allenatore). E va sottolineata la prova della genovese Ludovica Cavalli, 22 anni, che nella prima semifinale dei 1.500 strappa il pass per la finale migliorando il suo record personale di 21 centesimi.
L’allieva di Stefano Baldini (oro olimpico di maratona, Atene 2004) non credeva ai suoi occhi quando ha letto sul tabellone il suo nome tra le qualificate. Ludovica si è superata e ai microfoni Rai ha fatto sentire tutta la sua pazza gioia. Una meravigliosa esplosione di gioventù e felicità.
I due azzurri più attesi non hanno risposto alle migliori attese, pur con tutte le giustificazioni del caso. Marcell Jacobs non è entrato in finale dei 100 (vinti dall’americano Noah Lyles in 9”83) ma comunque ha pur sempre segnato un buon tempo (10”05), il migliore della stagione.
“Sono anche migliorato rispetto al giorno prima ma non ho tante gare nelle gambe e questo è fondamentale. Ci ho messo la faccia, non volevo dare ragione a chi dice che ho paura di perdere, sono contento di averci provato. Lo spirito è quello giusto. Il corpo, ancora non c’è”.
Larissa Japichino non ha ripetuto le imprese in Diamond League. Per soli 6 cm. ha mancato il podio. Dopo 3 vittorie in Diamond League un amaro risveglio. Ha trionfato la serba Ivana Vuleta al suo primo oro mondiale all’aperto con un sontuoso 7,14.
Larissa, figlia di Fiona May, ammette: “Sono arrabbiata e triste, ho sbagliato io. So che errare è umano però è ovvio, quando arrivi all’appuntamento che aspetti da un anno sogni la perfezione. Ho voluto strafare. Sentivo l’adrenalina, del resto in una finale vuoi giocarti tutto. Mi dispiace molto e mi brucia, potevo fallire qualsiasi altra gara ed invece ho toppato proprio questa, la più importante”.
L’olimpionica che a marzo voleva smettere ha colto un bronzo inatteso ma voluto con tutta la sua forza mentale. Nelly Palmisano, 32 anni, tarantina, ha azzerato le angosce venute dopo il trionfo olimpico di Tokyo: una sequela di infortuni, interventi chirurgici, paure.
Ma questo terzo posto iridato è più di una consolazione. “Sono rinata. Non potevo tenere il ritmo della spagnola Perez, sono anche caduta nelle fasi iniziali ma non ho mollato. Ho imparato che conta la testa, ho imparato in questi 2 anni a vedere tutto il bello che c’è intorno a me, senza arrendermi ai guai. Adesso so che posso andare avanti al meglio, il prossimo appuntamento è con l’olimpiade. Parigi mi aspetta”.
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