Mondiali. Per Buffon basterebbe un po’ di cortisone. Peccato sia un farmaco dopante

Pubblicato il 16 Giugno 2010 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA

Protrusione discale: è questa l’incubo che affligge la schiena da un paio di anni Buffon spaventando a morte il portiere, che rischia di saltare il mondiale, Lippi che non può rinunciare all’unico fuoriclasse assoluto, tifosi e squadra che vedono inesorabilmente assottigliarsi le speranze di bissare il successo di Germania.

Rimedi: siamo in alto mare, i medici non si sbilanciano, le terapie in ogni caso sono lunghe. Con un po’ di cortisone però Buffon tornerebbe in campo in tempi brevissimi. La sciatalgia del portiere della nazionale potrebbe essere curata in tempi brevi con una terapia antinfiammatoria e infiltrazioni di antidolorifico, ma l’uso di alcune sostanze che permettono tali terapie, come appunto il cortisone, sono considerate dopanti.

Insieme ad anfetamine e anabolizzanti, il ricorso al cortisone nella medicina sportiva è ingiustificabile, anche se negli ultimi anni l’uso di questa sostanza è andato via via estendendosi. L’impiego del cortisone esercita, infatti, sul cervello un effetto tonico e inebriante, che allontana le prime avvisaglie di stanchezza. Lasciando insomma in tribuna il dolore.

Per questo lo staff azzurro ha chiesto l’ok della Fifa per delle infiltrazioni di antidolorifico al numero uno della nazionale. Una terapia d’urto che lascerebbe qualche speranza di rientro in breve tempo.

E senza cortisone? Da Roma si alza la voce di Giuseppe Mastrodicasa, 58 anni, romano, esperto presso la ASL RM6 di ‘analisi fisica’, che avrebbe curato il mal di schiena di Buffon nel 2008, quando gli evitò l’operazione per l’erna del disco e non gli fece saltare l’Europeo. “Un problema di postura” dice il medico, basta “curare in particolar modo il movimento delle braccia per sconfiggere il dolore” e il Mondiale, secondo Mastrodicasa sarebbe salvo.