Mondiali, Capello vuole l’Inghilterra in finale: “O sarà un fallimento”

Fabio Capello

Lo scandalo Terry, il tendine d’Achille di David Beckham, l’infortunio di Ashley Cole e il no alla nazionale di Wayne Bridge.

Non sono poche le tegole piovute sulla testa degli inglesi negli ultimi mesi, ma le aspirazioni della squadra di Fabio Capello e Wayne Rooney di arrivare al titolo mondiale a 44 anni da quello vinto in casa non calano.

Ci si aspetta ovviamente molto da una nazionale che ha superato a passo di carica le qualificazioni (una sola sconfitta con l’Ucraina contro 9 vittorie), che è stata assente dall’Europeo 2008 ma improvvisamente è apparsa rivitalizzata – nel suo gioco tradizionalmente spettacolare ma poco pratico – dal ct più pragmatico che ci sia su piazza.

Ma la nazionale del fenomeno Rooney, del centrocampo forse più efficace del mondo con Gerrard e Lampard, della difesa con Terry e Rio Ferdinand, saprà rinnovare i fasti di Bobby Charlton e Bobby Moore?

Molto dipenderà dalle condizioni in cui arriveranno all’appuntamento in Sudafrica i suoi campioni, a cominciare da Rooney, per ora alle prese con una «normale» pubalgia e con problemi a una caviglia avuti perchè nello United lo hanno fatto giocare anche quando avrebbe dovuto riposare. L’eliminazione del Manchester Utd dalla Champions League ai quarti allontana lo spettro di un’altra vigilia di passione come quella del 2006 in Germania, tutti a sfogliare la margherita della guarigione del ragazzo prodigio.

Se non si materializzerà quindi quello che il Times definisce «il peggior incubo dell’Inghilterra», un Rooney infortunato, l’Inghilterra si presenterà nel ritiro di Rustenburg con i motori rombanti e il pieno di carburante sufficiente per arrivare in fondo. Capello non si nasconde, «se non giochiamo la finale avremo fallito» è il suo ritornello, ma gli inglesi non vincono da una vita e non approdano a una semifinale da Italia ’90, quando persero ai rigori contro la Germania poi campione, per la disperazione di Gascoigne, protagonista di un irrefrenabile pianto a dirotto.

«Certo che possiamo vincere, da tanto tempo non giocavamo così bene e nel gruppo c’è vera solidarietà», assicura Lampard, conscio che il 4-4-2 inglese stavolta ha pochi o nessun punto debole. La difesa è rocciosa e sperimentata ma – a differenza del passato – ha le capacità di impostare il gioco e non più soltanto i due pezzi di repertorio classico d’Oltremanica, il lancio lungo e il colpo di testa.

A sorpresa, Capello ha richiamato Jamie Carragher, che aveva dato l’addio nel 2007. Del centrocampo con Gerrard-Lampard-Walcott e Barry o Carrick non si può dubitare, l’attacco si chiama Wayne Rooney e un altro da mettergli a fianco tra Crouch o Heskey. Quest’Inghilterra non può fallire, oltretutto in Sudafrica, lei che di solito soffre il caldo, avrà dalla sua anche il fattore climatico.

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