Mondiali, cardiologo avverte: “Attenti alle emozioni per la squadra del cuore”

I Mondiali di calcio e la sofferenza per la ‘squadra del cuore’. Quella che prende il via in Sudafrica è anche la manifestazione che più di tutte mette in pericolo le coronarie dei tifosi. E se il Brasile ha fatto sapere che valuterà i rischi di problemi cardiaci durante le partite, la Germania vara addirittura un vademecum per i propri appassionati. Ma sono così pericolosi per il cuore i Mondiali di calcio? “Di solito – dice Sandro Boccanelli, direttore del Dipartimento di Malattie cardiovascolari dell’ospedale San Giovanni di Roma (come si legge su Ansa.it speciale Mondiali) – i Mondiali sono stati un buon banco di prova del collegamento tra stress emozionale e malattie cardiovascolari, e infarto in particolare.

Uno studio del New England Journal of Medicine ha dimostrato, ad esempio, che in occasione della semifinale tra Germania e Italia ai Mondiali 2006, i casi di infarto aumentarono molto nella popolazione tedesca, perché c’era molta più attenzione emotiva all’evento. Dopo che la Germania perse quella semifinale, nella partita successiva, che era la finale per il terzo e quarto posto, il tasso di infarto diminuì molto. Questo significa che un’emozione intensa, come può essere la propria squadra che gioca, può essere effettivamente causa di infarto in persone predisposte.

Queste ultime devono quindi affrontare la partita con prudenza”. Proprio per l’emozione intensa di cui si parla, casi di infarto si sono verificati, ad esempio, anche durante il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009. C’é poi un altro aspetto: molte delle persone tedesche oggetto dello studio in questione non erano a conoscenza dei propri problemi vascolari.

“Si pensi – prosegue Boccanelli – al prototipo del telespettatore che guarda sul divano la partita di calcio; generalmente è una persona che sta seduta, in sovrappeso, magari coi pasticcini vicino. Per i tifosi tedeschi entrati nella statistica, il non sapere di essere malati di cuore dipendeva dal fatto che ancora non si era verificato nulla e la partita è proprio l’occasione in cui si manifesta qualcosa che cova. E’ difficile che persone completamente sane, o nelle quali non c’é nessuna manifestazione pre-clinica, non sintomatica della malattia, poi abbiano l’infarto da emozione. Questo è molto raro”.

Con le temperature di questi giorni, di 6-7 gradi superiori alla media, e la forte umidità, viene anche da chiedersi se per il cuore sia peggio la partita o l’afa. “L’esposizione alle condizioni atmosferiche – conclude Boccanelli – è più universale che non l’esposizione alle partite: al caldo e al freddo siamo esposti tutti, alle partite di calcio una popolazione selezionata, anche se vasta. Fanno più vittime le stagioni estreme, l’inverno da una parte, l’estate dall’altra, che non i Mondiali di calcio”.

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