Mondiali, Italia: finale addio, Brasile troppo forte

Pubblicato il 10 Ottobre 2010 - 08:51 OLTRE 6 MESI FA

Andrea Anastasi

Il sogno dell’Italvolley di vincere l’oro davanti ai propri tifosi è rimandato ancora una volta. Come nel 1978, infatti, gli azzurri si dovranno accontentare dei gradini meno nobili del podio. Allora fu l’Unione Sovietica in finale a dimostrarsi troppo forte, stavolta invece a vestire i panni del guastafeste è stato il Brasile.

In semifinale, i campioni del Mondo in carica hanno superato per 3-1 la formazione di Anastasi, dimostrandosi superiori in tutto: dall’approccio all’incontro all’attacco, passando per ricezione e difesa. Per l’Italia adesso ci sarà la finale di consolazione con la Serbia che vale il bronzo, ed a giocarsi l’oro saranno Brasile e Cuba. Per capire che in campo gli azzurri non avrebbero avuto vita facile è bastato assistere al primo set, perso 25-15. All’appello l’Italia è infatti colpevolmente assente. Il Brasile parte a razzo con Murilo al servizio, e Rodrigao e Vissotto a martellare sopra la rete.

La ricezione azzurra non funziona, i palloni per Vermiglio sono quasi sempre sporchi e difficili da attaccare, anche il muro latita. Sul 4-1 per i campioni in carica ci prova Mastrangelo a dare una scossa con un bel muro, ma è un fuoco di paglia. L’Italia non c’è di testa, i verdeoro invece giocano in velocità, sciolti, reattivi su ogni pallone che il palleggiatore Bruno (il figlio del tecnico Bernardinho, n.d.r.) smista e fanno male anche con Dante e Lucas. Il punteggio si dilata implacabilmente nonostante gli sforzi di Fei (21-12) e la scelta di Anastasi di mettere in campo Cernic per un impalpabile Parodi: in campo si balla solo il samba e il primo parziale si chiude sul 25-15.

Al rientro in campo però sembra muoversi un’Italia diversa: Savani, Cernic e Birarelli (entrato come centrale al posto di Sala) non fanno affondare la barca sull’8-5 e, anzi, trascinano i compagni al primo vantaggio del match (10-9). Il Brasile ovviamente non resta a guardare, ma gli azzurri finalmente sembrano sentire meno la pressione e si issano sul 14-11 con Cernic. Sul 15-14, poi, Bernardinho è costretto ad inserire Marlon al posto del figlio Bruno, vittima di una distorsione alla caviglia sinistra. Sembra un segno del destino che però Vermiglio e compagni non riescono a sfruttare. Il libero Marra in ricezione fatica da matti a contenere le bordate in servizio dei brasiliani e, sul 20-20, arriva il break che piega mani e gambe: Murilio, Dante e Lucas allungano per i verdeoro (23-20) e alla fine una dormita di Mastrangelo sottorete consegna anche la seconda partita nelle mani del Brasile (25-22).

Uscire sconfitti dal PalaLottomatica di Roma colmo di pubblico e passione in una semifinale mondiale senza nemmeno aver provato a lottare sarebbe imperdonabile per gli azzurri. E infatti i ragazzi di Anastasi, senza pensare ai due set da recuperare, ripartono a testa bassa con Fei, Mastrangelo e Cernic e, sul 5-5, piazzano un allungo che li porta a condurre 11-7. Stavolta il Brasile accusa il colpo e, nonostante cerchi di rientrare nel punteggio, deve arrendersi alla ritrovata verve azzurra. La ricezione finalmente funziona a dovere, con Marra che si riscatta andando a prendere praticamente ogni pallone, Fei si risveglia dal torpore mettendo a terra il punto del 20-16. Bernardinho rispedisce in campo Bruno in cabina di regia, ma il dolore ha la meglio e il Brasile in un colpo solo perde palleggiatore e set (25-23). Il calore del pubblico capitolino a questo punto tocca l’apice ma, invece di caricarsi a molla, l’Italia si scioglie come neve al sole. Non c’è nemmeno il tempo di pensare o programmare una rimonta azzurra che regalerebbe la finalissima contro Cuba.

Il Brasile del quarto set cancella i sogni dei padroni di casa con una partenza razzo (6-2) che ricorda quella del primo parziale. I ragazzi di Bernardinho volano letteralmente sul campo e nel punteggio (25-17), e conquistano meritatamente il pass per l’atto conclusivo della rassegna iridata che potrebbe laurearli campioni per la terza volta consecutiva, nonostante la figuraccia contro la Bulgaria, che rimarrà comunque a macchiare l’immagine della Selecao.