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Mondiali, regia internazionale firmata Khomeini. Censura islamista made in Fifa

di Lucio Fero |24 Novembre 2022 11:35

Mondiali, regia internazionale firmata Khomeini. Censura islamista made in Fifa (foto ANSA)

La Germania si offre alla foto ricordo della partita con tutta la squadra che si tappa la bocca con la mano. Son tutti d’accordo: giocatori, federazione, governo tedeschi e l’allenatore dirà poi che la Fifa toglie libertà di parola e pensiero. Ma la Fifa ha ordinato che quella immagine non i debba vedere e la regia internazionale applica censura sull’immagine, non la manda in onda. E altrettanto fa la regia internazionale su ogni immagine che possa turbare il pudore islamico, fosse anche una sequenza di colori su una t-shirt. Non solo allergici e intolleranti verso ogni forma di accenno alla omosessualità che molto mondo islamico considera reato e/o malattia (in materia anche il cristianesimo ortodosso dominante in Russia non fa sconti). Allergici e intolleranti ad ogni manifestazione, accenno, sorriso a qualunque causa, richiamo, sensibilità che non siano i soldi, anzi i miliardi.

Qatar ha pagato…

E può fare quel che vuole, questa è la filosofia pratica, l’etica minima e massima della Fifa. Cioè del calcio, della multinazionale calcio. Qatar ha pagato miliardi e quindi ha comprato il diritto e il potere di fare ciò che vuole e che si faccia ciò che vuole con quello che ha comprato. In fondo è la stessa logica, lo stesso diritto che si compra in una casa d’appuntamenti. La Fifa lo accetta, lo adotta, lo difende. E comunica con durezza da maitresse a tutti coloro che sono al Mondiale che sono tenuti a comportarsi come pagati e comprati, almeno per la durata dell’ingaggio. Nelle case d’appuntamenti magari un’ora, al Mondiale una ventina di giorni o anche meno.

La pagliuzza della Rai

Se la Fifa alleva, coltiva e adora evangeliche travi nel suo occhio, la Rai soffre una minuscola pagliuzza di giornata: al cronista-commentatore manca la parola etnia e quindi gli vien da dire “razze” per dire che ci sono arbitri di ogni etnia. Poi si scusa e si duole, sinceramente. E’ che proprio gli è mancata la parola giusta. Non la trova però neanche scusandosi, forse gli è mancata perché, semplicemente, non è uso ad usarla. E non confessa quel che lui voleva davvero segnalare allo spettatore: che quell’arbitro scuretto di pelle era un po’ scarso come arbitro, sarà perché scuretto?

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