Il calcio vero, quello viscerale, quello delle passioni, delle speranze e della felicità primordiale si giocato e concluso ad Alexandria, in Egitto, dove il Ghana si è laureato campione del mondo Under 20 battendo il Brasile, sconfitto ai rigori.
Partiamo dalla fine, perchè i centoventi minuti di campo si sono conclusi 0-0 e sono stati privi di emozioni, nonostante gli africani abbiano giocato in dieci dalla fine del primo tempo regolamentare.
Rigori. Siamo 2-2, il Brasile segna il terzo penalty, il Ghana fallisce, ma il portiere africano ipnotizza Souza e rimette tutto in discussione. Tocca al più piccolo: Addae, classe 1992 (dicembre). Sbaglia, male, sembra finita.
Sul dischetto, per i verde-oro, va Maicon che ha il “championship point”. Tiro. Alto, molto alto, troppo. Fuori. Il Ghana pareggia e nel primo rigore extra i sudamericani sbagliano. La ruota è girata, ma Badu deve fermarla dalla sua parte; tiro, gol, Ghana campione del mondo. Un Paese in festa.
Quello che succede poi lo abbiamo già visto nelle precedenti partite della manifestazione. Emozioni; gioia, disperazione, in entrambi i casi sfogate in lacrime di ragazzi che hanno rincorso un pallone per il loro Paese e non sono ancora stati assorbiti dai soldi e dal “professionismo da apnea”.
Il professionismo, il rimpianto italiano, un’occasione persa. La Nazionale di Rocca, gruppo da applausi che ha fatto battere il cuore agli appassionati che l’hanno seguita, è andata in Egitto senza i migliori per “colpa” del calcio dei soldi. Tre nomi su tutti: Balotelli, Santon e Poli, trattenuti dai club (o nemmeno chiamati, tanto sarebbe stato “no”) per giocare “le competizioni maggiori”. Nonostante questo l’Italia ha battuto la Spagna, si è fermata ai quarti, è stata “grande”. Ma è importato a pochi.
Il Mondiale Under 20 è stata una competizione straordinaria, calcio puro, calcio vero. All’Italia non interessa. Non per malafede, non accusiamo nessuno di questo. Si tratta semplicemente di mancanza di cultura e di lunghe vedute. Dovevamo esserci, doveva esserci il presidente federale, dovevamo portare i migliori giocatori, coccolare il gruppo perchè, una volta iniziato il torneo, il calcio avrebbe fatto il resto. Peccato, perchè questo Mondiale non era, ed infatti non lo è stato, una semplice “vetrina”, ma una reale fabbrica di pallone e valori sportivi.
Complimenti al Ghana, vittoria da favola, la prima di un Paese africano. Di qualcuno di questi ragazzi sentiremo parlare (Adiyiah su tutti, eletto miglior giocatore del torneo) e proveremo a chiedere loro, quando avranno 30 anni e tanti soldi in più “Qual è stato il momento più emozionante della tua carriera?”. Risponderanno: “Egitto, 2009”, ne siamo sicuri.