ROMA – Non solo una leggenda del pugilato, ma un uomo dotato di grande sensibilità, carismatico, impegnato nella lotta per i diritti civili e nelle battaglie sociali in favore della comunità afroamericana. Ecco le frasi più celebri di Muhammad Ali. “Cassius Clay è un nome da schiavo. Io non l’ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Ali, un nome libero. Vuol dire amato da Dio. Voglio che la gente lo usi quando mi parla e parla di me” (1964).
“Vola come una farfalla, pungi come un’ape. Combatti ragazzo, combatti”. 1964, prima del match con Sonny Liston.
“Sono il re del mondo, sono carino, sono cattivo. Ho scosso il mondo, ho scosso il mondo, ho scosso il mondo!”. 1964 dopo aver sconfitto Sonny Liston.
“E’ difficile essere umili quando si è grandi come me”. “Non ho mai litigato con questi Vietcong. I veri nemici della mia gente sono qui”. 1966, sul perché si fosse rifiutato di arruolarsi nell’esercito americano e combattere in Vietnam.
“Ho già festeggiato, ho pregato Allah”. 1971, dopo che la sua condanna per renitenza alla leva era stata annullata dalla Corte suprema.
“L’ho detto a tutti quelli che mi criticano che sono il più grande di tutti i tempi…. Non datemi perdente fino a che non ho 50 anni” 1974, dopo aver sconfitto George Foreman nel celebre match a Kinshasa.
“Tutto quello che posso fare è combattere per la verità e la giustizia. Non posso salvare nessuno. Lui è un personaggio di fantasia”. Alla presentazione del fumetto in cui Muhammad Ali sconfigge Superman.
“La gente dice che parlo lentamente oggi. Sai che sorpresa. Mi sono beccato 29.000 pugni in faccia. Ma ho guadagnato 57 milioni di dollari e ne ho risparmiati la metà. Di pugni forti ne ho presi pochi. Sai quante persone di colore vengono uccise al giorno d’oggi da colpi di pistola o da coltellate senza incassare una lira. Magari parlo lentamente, ma la mia testa è a posto”. 1984, a Seattle.
“Le mie sofferenze fisiche sono state ripagate da quello che sono riuscito ad ottenere nella vita. Un uomo che non è coraggioso abbastanza da assumersi dei rischi, non otterrà mai niente”. 1984, Houston.