Olimpiadi, onore a Malagò: 40 medaglie, la nuova Italia multietnica ha superato i record di Los Angeles e Roma

Olimpiadi, l’Italia ha vinto. Non è una iperbole. È tutto vero. Memorabile. E siamo settimi , craponi, non decimi. I siti italiani si basano sulla classifica dell’Ansa, che ci dà decimi perché pondera oro e argento. La classifica del Washington Post tiene conto del totale delle medaglie. 

E così l’Italia è settima con 10 ori e 40 medaglie, meglio di noi gli Usa (113 medaglie con 39 ori), la Cina (88 medaglie e 38 ori), Russia (71 e 20), Gran Bretagna (65 e 22), Giappone (58 e 27), Australia (46 e 17)

Ma noi siamo 66 milioni, gli americani sono 328, i cinesi 1,4 miliardi, i russi 144 milioni, i giapponesi il doppio di noi, solo Australiani e britannici ci battono nel rapporto medaglie/abitanti.

Onore a Giovanni Malagò che esulta:

“Italia da record, multietnica e super integrata: abbiamo reso felice un paese”.

Non esageriamo con la retorica del razzismo e dei diritti. Anche nella nazionale tedesca ci sono calciatori neri, alla faccia di Hitler, un secolo fa.

La storia dei diritti che tanto piace al Pd è modo per eludere la realtà. Che è fatta di lavoro e di impegno e di successo. L’Italia multietnica del duro lavoro si fa beffe dell’Italia del reddito di cittadinanza.

Non siamo noi che siamo migliori, Germania, Francia, Gran Bretagna, Svezia tanto per dire sono molto più multi etnici di noi. E anche molto più razzisti di noi. Ma ci convivono, perché sanno che senza russi, polacchi, romeni, siriani, africani, egiziani, arabi di ogni fede, non sarebbero così ricchi e non vivrebbero così bene.

Guardatevi un film noir francese degli anni ’50. Ormai la malavita è in mano agli algerini, gli italiani anche ne crimine fanno solo guai. E la Francia trasuda ricchezza, ridendosela di quei poveracci di italiani documentati dal neorealismo.

Non esiste razza pura (c’è chi si spinge a dire che non c’è razza, per timore di un uso criminale del concetto. Basta mettersi d’accordo sul significato delle parole).

Non esiste l’italiano come non esiste il tedesco: siamo un tale miscuglio di provenienze! Basta guardarci negli occhi e nei capelli.

Senza andare indietro nei millenni e nemmeno nei secoli (italiani puri i vari Lenzi e Lanza della Penisola?), basta pensare agli ultimi 70 anni. Ai grandi movimenti di masse, per fortuna non violenti. Anzi, determinanti per la crescita dell’Europa. Per non parlare di America e Australia: dove c’è immigrazione c’è crescita. E la cosa che maggiormente rischia di alimentare il razzismo è l’invidia. Pensate agli inglesi, così sprezzanti verso tutto il mondo, contemplare dall’alto del loro welfare da fannulloni il successo di neri caraibici e indiani. Ancora si chiedono come sia possibile.

Ma torniamo alle Olimpiadi di Tokyo.

Ricorderemo a lungo il giorno di venerdì 6 agosto 2021, giorno in cui gli azzurri hanno infilato il podio n.37 ( e poi 38, a fine giornata ) superando il record assoluto di Los Angeles 1932 e di Roma 1960 che  era di 36. E poi ancora sabato 7, con il bronzo nella ginnastica ritmica.

Medagliere da brividi: 10 ori, 10 argenti, 18 bronzi. E pensare che il CONI avrebbe firmato per 30-32 medaglie, dati i tempi pandemici che hanno inciso sugli atleti procurando disagi e malattie.

L’asticella dei 36 podi alle Olimpiadi è stata superata da Antonella Palmisano nella 20 chilometri di marcia e da Luigi Busà nel karatè ( 75 kg ). Due ragazzi del Sud.

Due splendidi ragazzi. Antonella è pugliese di  Mottola (Taranto). Luigi, siciliano di Avola (Siracusa). Poi è salita in cattedra la staffetta 4×100 maschile trascinata da Marcellone Jacobs.

Battuti alle Olimpiadi ancora gli inglesi. Come a Wembley. Strepitoso il tempo: 37”50. Nuovo record italiano. I quattro fulmini azzurri sono rimasti in pista a lungo , bandiere al vento, baci e abbracci, inevitabili lacrime di gioia, liberatorie. Ricordiamoli : Tortu, Jacobs, Desalu, Patta.

Una considerazione, a sostegno del piccolo, grande miracolo italiano. L’Italia gioca a tutto campo, va a segno in oltre venti discipline sportive, anche quelle lontane dalla nostra cultura. Ad esempio Karatè e Taekwondo. Giovedi , tanto per dire, siamo andati a medaglia nella marcia, nella canoa, in mare con Paltrinieri, con il portabandiera Viviani. E addirittura nel karatè con una gentile signorina di Genova.

Tanta varietà di risultati testimonia una  “una vitalità encomiabile“, come osserva Leo Turrini. Ci sono invece Paesi che per tradizione o per cultura, puntano tutto sulle discipline in cui sanno di essere competitivi. Ignorati molti sport.

D’accordo i tre colossi (Cina, Usa e Russia) fanno sempre il loro. L’Australia è sempre super. Bene Olanda,Ungheria, Croazia, Svizzera. In leggera discesa  Regno Unito, Germania, Francia.

Hanno deluso Spagna, Svezia,Brasile,Israele, Finlandia e molti  paesi dell’Est europeo. Pure il Canada è andata così così. L’Italia invece migliora sempre. Lo sport funziona e non è poco. Hanno tentato di sottrarlo al CONI come invece riusciva al Mascellone negli Anni Trenta. Per fortuna Malagò non si è piegato e l’talia a Tokyo ha conquistato la Top ten. Mai arrendersi. Gli azzurri insegnano.

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