Pallone e politica, la serie A dice no alla Covisoc. Furioso il presidente del Coni Malagò ma Abodi tira dritto

Braccio di ferro tra Governo e Serie A: il ministro dello Sport vuole togliere alla Covisoc (Commissione di Vigilanza sulle società di calcio professionistiche) il potere di controllo dei conti dei club. Ma il calcio non ci sta: no di Lega A e FGIC. Furioso il presidente del CONI Malagò (riconfermato per il terzo mandato). La tensione è alta. Malagò ha avuto un lungo vertice con il ministro Abodi, ma l’incontro gli ha lasciato troppi dubbi. La creazione di una Authority per decreto legge che dovrebbe varare il nuovo organo di controllo sta suscitando molte perplessità. Dice Malagò: ”Authority? Se ne è parlato molto, bisogna vedere bene che cosa verrà scritto, dare un giudizio adesso sarebbe fuori luogo e poco serio”.

I PUNTI CHIAVE DELLA VICENDA

Tutto è cominciato venerdì 3 maggio, quando il ministro dello Sport Abodi ha diffuso la bozza del decreto legge sulla Agenzia di controllo dei conti dei club consegnandola al presidente Gravina. Il giorno dopo la bozza è pervenuta ai club che si sono dichiarati subito scontenti. Domenica 5 Malagò ha preso le distanze dal provvedimento; giovedì 9 maggio c’è stato il vertice tra Abodi, calcio e basket. Il calcio ha reagito duramente ritenendo che sia una invasione di campo del governo che lede l’autonomia dello sport. Fifa e Uefa stanno vigilando: c’è il rischio di sanzioni a livello internazionale. Sono preoccupate e hanno già inviato una lettera alla FIGC per dei chiarimenti. Il ministro dialoga ma non arretra. È il caso di ricordare che dietro al diniego dei club c’è anche la spesa di 2,5 milioni da pagare ogni anno per sostenere l’authority indipendente di controllo sui loro conti.

LE LAMENTELE DEL CALCIO

I club di serie A sono sul piede di guerra. I malumori crescono aggravati dal periodo di crisi post Covid. Le società non gradiscono che l’esecutivo voglia determinare la partecipazione al campionato attraverso una agenzia governativa, legittimata a passare sotto la lente di ingrandimento i conti e a stabilire i criteri di iscrizione. Parla per tutti Urbano Cairo, 66 anni, presidente di RCS e del Torino: ”Io credo che lo sport debba trovare al suo interno delle regole per autodeterminarsi. Poi c’è un altro tema: il calcio, che è un po’ il motore di tutto lo sport,non ha avuto molti aiuti; e la pandemia ha generato molte perdite. Ma ai club zero sostegni. Dai contributi sulle scommesse alla Tax Credit, il governo non ha mai fatto nulla”. Mercoledì prossimo a Roma ci sarà l’assemblea delle società. Può succedere di tutto.

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Filippo Limoncelli