Prandelli incorona Rossi, ma non ancora grandi

(dell'inviato Francesco Grant)
– FIRENZE, 4 GIU – Finora e' stata l'Italia della
gente, quel che i tifosi volevano. Perche' si completi come
nazionale di Prandelli – Giuseppe Rossi a parte – serve ancora
tempo. ''Il confronto con le grandi? Rifatemela tra qualche mese
questa domanda, detto che il confronto con la Spagna e' da
querela. Di sicuro, non siamo ancora la squadra da battere'',
dice il commissario tecnico all'indomani del 3-0 all'Estonia.
La verve di Rossi, la crescita di Montolivo, la scorrevolezza
del gioco, le risposte di un Cassano a scartamento ridotto. E
poi gli otto punti – reali o virtuali che siano – su Serbia e
Slovenia, e il match point qualificazione gia' a settembre nel
doppio confronto con Far Oer e Irlanda. E anche questa volta il
compito di ridare un senso e un sorriso a un calcio martoriato
da delusioni tecniche e scandali.
Nessuno dopo il Mondiale-disastro avrebbe immaginato
un'inversione di tendenza azzurra del genere, la nazionale
'qualificabile' con due partite di anticipo e queste risposte
dal gioco. Pero' Prandelli all'Europeo proprio non riesce a
pensare, e assicura di non fingere. ''La mia testa e' solo alla
prossima. Anche perche' finora abbiamo fatto il minimo
sindacale: il superbonus, al momento, e' solo aver risvegliato
l'entusiasmo della gente – spiega il ct – questo voleva vedere
dalla nazionale il tifoso, una squadra con un progetto serio,
che non facesse le cose a caso, e che in campo scendesse con
coraggio. Anche i giocatori avvertono che il clima e' cambiato,
e hanno ritrovato l'orgoglio e la responsabilita' di vestire la
maglia azzurra. Il risultato del 2011 e' stato questo, lo
scetticismo e' sparito, abbiamo dimostrato di non essere cosi'
scarsi''.
Probabile che la cautela di Prandelli sia legata alle tante,
troppe varianti del suo gruppo. Campioni di livello mondiale,
oggettivamente, non ci sono, e per di piu' anche i giocatori
piu' talentuosi non hanno certezze fuori dal ritiro azzurro:
''Cassano puo' recuperare il terreno perso in questi anni –
chiosa il ct – Non dico tutto, ma tanto. Pero' ripete tutto da
lui. Quanto al fatto che ho a disposizione un gruppo di
giocatori per lo piu' da squadre di seconda fascia, confido
nell'intelligenza degli operatori di mercato per portare
qualcuno dei miei ragazzi nei club piu' grandi'', la battuta
sdrammatizzante di Prandelli. ''A noi spetta il compito di far
crescere a dismisura i giocatori che nei loro club giocano
meno''.
Non e' un caso se per trovare l'unico giocatore fatto – tra
gli azzurri del nuovo corso – Prandelli debba guardare in
Spagna. ''Giuseppe Rossi e' l'attaccante moderno che tutti gli
allenatori vorrebbero avere: gioca fuori linea, ha velocita' e
tecnica, vede il gol. E come i grandi non si sente mai arrivato.
In Italia, nel suo anno Parma, qualcuno in Italia non ha creduto
in lui. La Spagna – conclude Prandelli – e' il suo campionato
ideale, da noi abbiamo pensato troppo a lungo e troppo alla
tattica. Ma sta cambiando''. Cosi' come lo spessore di giocatori
come Montolivo, in attesa del rientro di De Rossi: ''Ho parlato
con Daniele, eravamo pronti ad accoglierlo a braccia aperte, era
il momento giusto per farlo – dice della chiamata di ieri –
Quanto a Riccardo, anche io negli anni Fiorentina mi chiedevo
perche' non arrivasse a maturazione. Credo abbia capito che e'
arrivato il momento di prendersi le sue responsabilita', e di
dimostrare quel che veramente vale''.
Un discorso da allargare a tutta la nazionale. ''E' chiaro,
il nostro obiettivo e' avvicinarci a passi piu' rapidi possibili
alle grandi d'Europa'', la missione del ct, che intanto martedi'
dovra' accontentarsi dell'esame del Trap (''lui e' fuori
categoria, io a 70 anni come lui mica ho la pazienza di
arrivarci: di sicuro mi dara' qualche consiglio'').
''Rossi-Cassano? Lasciamo perdere i paragoni spagnoli – chiude
Prandelli – semplicemente e' un modo di affrontare gli avversari
che si puo' ripetere. Ma la vera novita', ieri a Modena, era che
pressavamo subito il portatore avversario con il nostro primo
uomo, anche a costo di bruciarlo''. A pensarci bene, anche
questa un'idea che sa di Barcellona. Pero' e' meglio non
pensarci. .

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