Invasione di campo delle Pussy Riot durante Francia-Croazia, finale dei Mondiali 2018

Invasione di campo delle Pussy Riot durante Francia-Croazia, finale dei Mondiali 2018
Invasione di campo delle Pussy Riot durante Francia-Croazia, finale dei Mondiali 2018 EPA/JASON SZENES

MOSCA – Breve interruzione della finale mondiale Francia-Croazia per l’invasione di campo di 4 persone al 52′. Uno degli invasori ha corso verso il centro del quadrato di gioco prima di essere allontanato assieme agli altre tre. La partita e’ ripresa dopo pochi secondi. Il gruppo delle ‘Pussy Riot’ ha rivendicato l’invasione di campo da parte di quattro persone, durante il secondo tempo della finale mondiale tra Francia e Croazia. Pussy Riot è un collettivo punk rock russo, femminista e politicamente impegnato che agisce sotto rigoroso anonimato: le attiviste organizzano proteste per lo sviluppo della democrazia, in Russia e altre parti del mondo. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play].

Perfetto. O quasi. A guastare a Vladimir Putin il trionfo immacolato, per dei Mondiali organizzati benissimo, sono state le Pussy Riot, il collettivo di attiviste da sempre critiche dello zar. L’invasione di campo, in mondovisione, per protestare contro le persecuzioni politiche in Russia è senz’altro un colpo che il presidente non gradirà. Ma è l’unico neo – per quanto fastidioso – di un mese giocato tutto in rimonta, che negli ultimi giorni ha visto decine di capi di stato e di governo sfilare a Mosca per avere un incontro con il ‘sire vincitore’.

Il giorno stesso della finale per Putin si è trasformato in un mini-summit con leader mondiali come il primo ministro ungherese Viktor Orban oltre a, naturalmente, i presidenti delle squadre finaliste. La croata Kolinda Grabar-Kitarovic si è presentata al Cremlino con una maglietta della nazionale a scacchi rosso-bianchi con il numero 9 e il nome ‘Putin’ scritto sopra. Un regalo che lo zar ha accettato sorridendo, anche perché Grabar-Kitarovic gli ha detto “è per stasera”. I due poi hanno iniziato il loro incontro a porte chiuse. Putin, d’altra parte, non è solo il padrone di casa, in una giornata di gala, ma è in procinto di partire alla volta di Helsinki per il vertice con Donald Trump. E dunque tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Incluso Emmanuel Macron.

Tra i due, sulle prime, sembrava non ci dovesse esserci nessun negoziato formale e poi, invece, l’incontro a quattr’occhi è spuntato eccome: il presidente francese, dice il Cremlino, confiderà a Putin le sue “impressioni” sul summit Nato mentre lo zar lo aggiornerà sui preparativi per Helsinki. In tutto questo, naturalmente, il calcio. Putin si è detto “orgoglioso” per come la Russia è riuscita a organizzare questi Mondiali, incassando i complimenti di rito del presidente Fifa Gianni Infantino, che li ha definiti “i migliori di sempre”.

Alla fine tutto è filato liscio come la vodka e non si è verificato nessun incidente, né attentati, né scontri fra hooligan né, tantomeno, episodi sgradevoli con ospiti stranieri appartenenti a minoranze etniche o sessuali. “Questi Mondiali hanno sgretolato miti e pregiudizi sulla Russia”, è il ritornello di questi giorni. La fortuna, per Putin, è che la geopolitica del football ha affidato la prossima Coppa del Mondo al Qatar, dove per la prima volta nella storia di giocherà fra novembre e dicembre, e quella successiva in Nord America, con la parte del leone affidata agli Usa, paese non certo noto per essere amante sfegatato del ‘soccer’.

Insomma, fra birra a fiumi, ragazze russe scatenate ed emozioni sui campi obiettivamente di altissimo livello, il mondiale russo rischia di trasformarsi nella mente dei tifosi in ‘un’età dell’oro’ di cui ricordarsi malinconicamente. Non tutto il bene viene però per dare una mano. La Russia dovrà iniziare a smaltire la sbornia e ad affrontare i problemi, rimossi per un mese di festa. C’è l’appena annunciata (e dura) riforma delle pensioni, che non tutti hanno ancora compreso a fondo, e i soliti dubbi sulla ripresa dell’economia.

I russi, dicono gli ultimi dati disponibili, sono grati a Putin per aver restituito loro prestigio grazie alla sua politica estera spregiudicata ma ora chiedono un cambio di rotta, una maggiore attenzione per “i problemi sociali”. I Mondiali sono dunque la ciliegina sulla torta dell’operazione ‘grandeur’ varata tempo fa dal Cremlino: da domani il Paese tornerà a guardarsi allo specchio e chissà che questi giorni di gioia non lascino un segno duraturo. Il gesto delle Pussy Riot colpisce nel segno proprio per questo.

Gli highlights di Francia-Croazia

L’invasione di campo al 52′ che ha sospeso per qualche minuto la finale Mondiale tra la Francia e la Croazia. Gli invasori hanno eluso la sorveglianza grazie a dei vesti da poliziotti.

Tris della Francia. Grande giocata di Mbappé, assist di Griezmann per Pogba e rete da fuoriclasse per il centrocampista della Nazionale Francese.

Mano di Perisic e calcio di rigore per la Francia. Prima di decidere, l’arbitro Pitana ha consultato il var. Dagli undici metri non ha sbagliato Griezmann. Il fuoriclasse dell’Atletico Madrid ha spiazzato Subasic.

Pareggio della Croazia sugli sviluppi di una mischia nell’area della Francia. Mandzukic ha toccato per Lovren, Lovren ha passato la palla a Vida che ha servito l’assist per il sinistro vincente di Perisic.

Avvio choc per Mario Mandzukic. Il calciatore della Juventus ha segnato nella porta sbagliata, di testa, e ha permesso alla Francia di passare in vantaggio sulla Croazia nella finalissima dei Mondiali di Russia 2018. Mandzukic ha battuto il suo portiere deviando di testa una punizione di Antoine Griezmann.

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Tutti i gironi dei Mondiali:

  • Gruppo A: Russia, Arabia Saudita, Egitto e Uruguay.
  • Gruppo B: Portogallo, Spagna, Marocco e Iran.
  • Gruppo C: Francia, Australia, Perù e Danimarca.
  • Gruppo D: Argentina, Islanda, Croazia e Nigeria.
  • Gruppo E: Brasile, Svizzera, Costa Rica e Serbia.
  • Gruppo F: Germania, Messico, Svezia e Corea del Sud.
  • Gruppo G: Belgio, Panama, Tunisia e Inghilterra.
  • Gruppo H: Polonia, Senegal, Colombia e Giappone.
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