TORRE ANNUNZIATA, NAPOLI – Fabio Quagliarella racconta al giudice che “Aurelio De Laurentiis mi cacciò dal Napoli per delle lettere (anonime) che mi accusavano di partecipare a dei festini a suon di droga in compagnia di camorristi“. È una rivelazione, un retroscena finora tenuto nascosto del discusso passaggio di Quagliarella dal Napoli alla Juventus. Nei giorni in cui il bomber è in discussione per aver chiesto scusa ai tifosi del Napoli dopo aver segnato un rigore contro i partenopei con la maglia del Torino.
L’attaccante, nato e cresciuto a Castellammare di Stabia, uno dei più popolosi fra i 92 comuni che compongono l’area metropolitana di Napoli, 3 milioni e 100 mila abitanti all’ombra del Vesuvio, racconta al giudice Ernesto Anastasio del Tribunale di Torre Annunziata lo stalking subito cinque anni fa.
Al processo in cui Quagliarella è parte lesa, l’imputato con l’accusa di stalking è il poliziotto Raffaele Piccolo, assistente capo della Polizia Postale di Napoli. “Dopo queste calunnie, spedite nel 2010 presso la sede di Castel Volturno, il presidente mi disse di andare a vivere in albergo lasciando Castellammare di Stabia per stare più tranquillo”, racconta Quagliarella, che in effetti in quel periodo si era preso una stanza all’Holiday Inn di Castel Volturno (che adesso si chiama Marina di Castello Resort). Ufficialmente, spiega Pasquale Tina su Repubblica Napoli,
con la motivazione ufficiale di evitare lo stress quotidiano del ritorno a casa dopo gli allenamenti. “Prima De Laurentiis mi telefonava ogni giorno, poi è sparito”. Le lettere diffamatorie – inviate dal 2007 al 2010 anche a Sampdoria e Udinese e poi successivamente alla Juventus – aumentarono proprio in occasione del passaggio di Quagliarella al Napoli nell’estate 2009.
“Sono stato malissimo. Fui costretto a lasciare la mia città. Quando andai alla Juve, scrissero che avrebbero picchiato la mia famiglia per l’addio al Napoli”, ha spiegato Quagliarella. La prossima udienza è in programma l’11 febbraio e sarà ascoltato anche Vittorio Quagliarella, papà di Fabio, considerando che le missive arrivarono pure a casa sua. Respinta, invece, la richiesta dei legali, Sartore e Di Maio, di Raffaele Piccolo che avrebbero voluto ascoltare Aurelio De Laurentiis, proprio perché chiamato in causa da Quagliarella.