L’Italia del rugby esce dal Sei Nazioni con cinque partite e cinque sconfitte. a bocca asciutta ma a testa alta.
Verdetto amaro e bugiardo perché non rispecchia l’andamento della gara. Gli azzurri sono andati a pochi centimetri dalla meta quando mancava un minuto alla fine. Ma poi hanno subito la marcatura del gigante Kinghorn autore di tre mete. I punti dell’Italia portano la firma di Allan, protagonista dell’unica meta azzurra con Garbisi.
L’incontro è finito nel peggiore dei modi con il coast to coast scozzese in virtù di un pallone perso dagli azzurri a pochi passi dalla linea di meta. Il record di 40 sconfitte e un solo successo nelle ultime 41 gare disputate dagli azzurri nel torneo prestigioso, è umiliante ma non veritiero. E così, purtroppo, non si è evitato il 18 esimo cucchiaio di legno in 24 anni. Una maledetta classifica alla rovescia che ci perseguita dal 2000, anno in cui l’Italia è stata inserita nel 6 Nazioni.
Quattro novità contro una Scozia che partiva con l’intenzione di confermare la terza piazza, alle spalle della capolista Irlanda e la Francia. Sempre assente il talentuoso Capuozzo (infortunio) coach Crowley ha scelto un quindici “nuovo” con il livornese Simone Gesi (ala delle Zebre Parma) e il napoletano Alessandro Fusco (mediano di mischia della Partenope).
La formazione di Edimburgo: Allan; Bruno, Brex, Menoncello, Gesi; Garbisi, Fusco, L. Cannone, Lamaro (cap.), Negri; Ruzza, Iachizzi; Riccioni, Nicotera, Fischetti. A disposizione: Manfredi, Zani, Ceccarelli, N. Cannone,Pettinelli, Zuliani, A. Garbisi, Morisi.
Stadio di Murrayfield, periferia di Edimburgo, grande cornice di pubblico. Prima grossa occasione azzurra al 3’: Allan calcia da 38 metri, fuori. Non sbaglia al 7’ dai 18 metri ed è 0-3. Sorpasso scozzese con meta di Van der Merwe: 5-3. Al 15’ Italia in vantaggio con un calcio di Allan ed è 5-6. Vantaggio Italia. Seconda metà scozzese (Kinghorn) in superiorità numerica:12-6. Fuori Riccioni (giallo). Primo tempo di 43’15”.
Terza meta scozzese (ancora Kinghorn) al 45’, trasformata: 19-6. Un minuto dopo Gesi va in slalom ma sbaglia l’ultimo passaggio, sfuma la prima meta azzurra. Cambi azzurri: entrano Ceccarelli e Pettinelli. Meta italiana, stupenda, al 61’ di Allan: 19-11. Garbisi, calcio perfetto tra i pali da 43 metri.
Al 66’ l’Italia accorcia: 19-14. Ultimi 10 minuti, entra Zanon. La Scozia è sorretta da un grande tifo. Entra Manfredi, debutto in Nazionale. La partita è viva. Gran finale, Scozia infila un corridoio e trova la quarta meta. Trasformata. Risultato finale: 26-14. Gli altri azzurri escono dal terreno di gioco visibilmente delusi ma a testa alta.
Il prestigioso torneo Sei Nazioni si è concluso con le solite emozioni. E presto per fare un bilancio complessivo però alcune osservazioni si possono fare. In sintesi: luci e ombre. Segnali di risveglio e vecchi errori. Tanta fisicità e concentrazione ad intermittenza. Stadi pieni e classifica vuota.
Momenti di gran gioco (con Francia e Irlanda) e fasi di improvvisa e inattesa opacità. Un saliscendi tipico delle squadre giovani: facili ad accendersi e facili a spegnersi. Ma non va dimenticato il positivo che è emerso e che i tifosi (numerosi anche a Londra) hanno colto manifestando fiducia nel processo di crescita. L’Italia confidava in un bottino finale di due vittorie. Non è andata così. Ma gli applausi dei 61 mila dell’Olimpico di Roma (11 marzo, 17-29, rimonta sfiorata) fanno presagire un futuro molto più concreto.
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