ROMA – La Juventus ha vinto il suo settimo scudetto consecutivo. Buffon, vicino al ritiro dal calcio giocato, ha disputato un’altra stagione di spessore. Dybala [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui, Ladyblitz – Apps on Google Play]
è stato il bomber della squadra e Miralem Pjanic l’uomo in più per come ha interpretato le due fasi di gioco.
Juventus campione, le pagelle dei bianconeri
Buffon 8.5 (20 presenze, 14 gol subiti): sul filo dell’addio dopo una carriera straordinaria, un finale all’altezza dei suoi 22 anni in serie A, a pochi passi dal record assoluto di presenze di Maldini.
Sczcesny 8 (17 presenze, 9 gol subiti): partite da numero 1, quando è stato chiamato a sostituire Buffon infortunato, a dicembre, e poi nel turn-over. Pronto a raccogliere la pesante eredità.
Lichtsteiner 7 (26 presenze, nessun gol): alla settima stagione nella Juventus, ha avuto più spazio per gli infortuni di de Sciglio, sfornando sempre ottimi cross dalla destra.
De Sciglio 6 (12 presenze, 1 gol): bloccato dagli infortuni, è rimasto fermo oltre 100 giorni, perdendo una ventina di partite.
Barzagli 7.5 (24 presenze, nessun gol): la tecnica e la classe di uno dei migliori difensori degli ultimi anni sono le stesse di sempre, l’età comincia a farsi sentire, ma ha dato sempre la consueta sicurezza al reparto.
Benatia 7.5 (20 presenze, 2 gol): l’amnesia sul gol di Koulibaly che aveva riaperto il campionato non sporca una stagione eccellente. Uno dei centrali su cui Allegri ha fatto pieno affidamento.
Howedes sv (3 presenze, 1 gol): quasi sempre fermo ai box per infortuni, il tedesco è rimasto una comparsa.
Rugani 6 (21 presenze, 1 gol): forse non ha ancora conquistato la piena fiducia di Allegri, anche quest’anno è rimasto un’alternativa ai titolari della difesa.
Chiellini 8 (26 presenze, nessun gol): molte partite di altissimo livello, uno dei leader in campo e nello spogliatoio bianconero, nel primo anno senza Bonucci al fianco.
Alex Sandro 6.5 (25 presenze, 4 gol): qualche delusione l’ha data, giocando partite incolori se non deludenti. Ma i mattoni per lo scudetto li ha posati anche lui, come il gol decisivo nel derby di ritorno con il Torino.
Asamoah 6.5 (19 presenze, nessun gol): pedina sempre preziosa, forse pochi acuti ma non ha quasi sempre svolto il compito con piena sufficienza.
Khedira 7 (26 presenze, 9 gol): un giocatore sempre fondamentale per il suo senso della posizione, 9 reti nel suo bottino personale.
Pjanic 9 (30 presenze, 4 gol): l’anno della consacrazione in bianconero, fulcro del gioco, una miriade di palloni passano dai suoi piedi. Quando è stato costretto a marcar visita, come nel rovescio con il Real nell’andata dei quarti Champions, la sua assenza è stata pesantissima.
Matuidi 7 (32 presenze, 3 gol): sacrificato quando si deve alzare il tasso tecnico, tante volte fondamentale per il suo gioco fisico, altro acquisto azzeccato.
Bentancur 6.5 (18 presenze, nessun gol): alti e bassi normali per un giocatore di vent’anni, deve imparare ancora a gestire meglio il pallone. M;a la stoffa del grande giocatore si è vista.
Marchisio 6.5 (14 presenze, nessun gol): nel primo anno completo dopo l’infortunio, è rimasto ai margini.
Sturaro 6 (11 presenze, nessun gol): centrocampista o all’occorrenza terzino, un ‘rincalzo’ sempre prezioso.
Cuadrado 6.5 (21 presenze, 4 gol): la pubalgia ha condizionato la sua stagione, lasciandolo al palo nei mesi che hanno deciso la stagione. Si è fermato a fine dicembre, rientrando tre mesi dopo con il gol del 2-1 in Juve-Milan.
Bernardeschi 6.5 (22 presenze, 4 gol): molta panchina all’inizio, qualche pezzo di bravura qua e là, poi l’infortunio al ginocchio l’ha messo in disparte.
Dybala 8 (32 presenze, 22 gol): inizio di stagione scoppiettante, gol e show, e troppi paragoni con le stelle mondiali; poi un calo, complice qualche guaio fisico. Ma la prodezza all’ultimo minuto di Lazio-Juve è stato uno degli episodi decisivi nell’estenuante volata scudetto.
Mandzukic 7.5 (31 presenze, 5 gol): pur senza ripetere il superlativa 2016/17, un’altra annata senza mai risparmiarsi, con il solito apporto fondamentale a tutto campo in fase difensiva.
Douglas Costa 8 (29 presenze, 4 gol): uno degli uomini decisivi nel girone di ritorno, velocità ed estro hanno dato spinta alla squadra quando c’è stato bisogno di un cambio di passo. Acquisto azzeccato.
Higuain 8 (34 presenze, 16 gol): gol fondamentali: quello da ‘core ingrato’ a Napoli che ha fermato la fuga degli azzurri, la doppietta al Milan e, dulcis in fondo, il colpo del 3-2 con l’Inter, decisivo per il titolo. Qualche giro a vuoto, ma tanto sudore e fatica per essere utilissimo anche nei giorni senza la gioia del gol.
Juventus campione d’Italia, Pjanic uomo in più
Uomo chiave nell’ennesima stagione di successo della Juventus è Miralem Pjanic, al secondo anno con la maglia bianconera. Il centrocampista nato a Tuzla nell’ex Jugoslavia, bosniaco di nazionalità ma lussemburghese di adozione, è cresciuto esponenzialmente alla corte di Allegri fino a diventare il cuore e la mente della corazzata bianconera.
Dopo gli equivoci tattici del primo anno e il difficile ambientamento come regista davanti alla difesa, Pjanic è sbocciato in questa stagione illuminando il centrocampo bianconero e trovando quella continuità di rendimento che, ai tempi della Roma, era stato il suo più grande limite. Fino a diventare quasi indispensabile per la Juventus, l’unico davvero insostituibile in una squadra in cui le alternative di qualità non mancano.
Senza le sue eccezionali doti di interdizione e la sua tecnica sopraffina che gli permette giocate impensabili ai più, i bianconeri hanno conquistato 8 punti in 5 partite di campionato, crollando con il Real Madrid in Champions League nel match d’andata dei quarti di finale, quando una squalifica ha messo fuori gioco il bosniaco.
I numeri raccontano di una stagione da assoluto protagonista, indispensabile e fondamentale nei successi della Juventus non solo per le quattro reti realizzate, ma soprattutto per gli otto assist distribuiti ai compagni, specialità di Pjanic al pari delle punizioni precise, infide e potenti disegnate dal suo piede destro. E Pjanic è stato decisivo anche a San Siro nella pazzesca partita con l’Inter, quando l’arbitro Orsato l’ha graziato del secondo cartellino giallo.
Distruttore delle trame avversarie, guastatore con oltre l’80% di contrasti andati a buon fine, ma anche direttore d’orchestra con una precisione nei passaggi che sfiora il 90% complessivo: le sue imbucate sono la punizione bianconera inferta alle difese troppo leggere.
Al secondo anno in maglia bianconera la quotazione del regista è raddoppiata, passando dai 30 milioni pagati dalla Juventus per la clausola di rescissione con la Roma, ai 67 attuali, che lo rendono oggetto del desiderio di mezza Europa.
Un desiderio che rimarrà tale almeno per un po’: a 28 anni e nel pieno della maturità, Pjanic vuole godersi il settimo scudetto bianconero, il suo secondo consecutivo, gettando le basi per la prossima stagione. E per quel sogno diventato quasi ossessione, che si chiama Champions League.