Serie A, Roma-Bologna: Ranieri chiede il sostegno dei tifosi

Claudio Ranieri non è un uomo da “0-0”.

Il tecnico della Roma, nella consueta conferenza stampa prima della gara della domenica, si è espresso con durezza e senza mezzi termini.

Ranieri tira le orecchie ai tifosi della Roma:

«Da tifoso andrei allo stadio arrabbiato nero ma starei comunque vicino alla squadra. Anzichè lanciarci bombe i nostri supporter dovrebbero seguirci.

So che bisogna essere tutti uniti, vedo che lo spogliatoio è sano, sereno, composto da gente che cerca di uscire fuori da questo momento delicato».

Il tecnico di Testaccio parla anche delle condizioni fisiche di Vucinic, Doni e Menez: «Se avessi quattro attaccanti come avevo l’anno scorso lo farei riposare.

Qui no, lo faccio giocare e spero la gente gli sia vicino. Il ritiro? Abbiamo deciso di farlo noi con la squadra. Se sarà stato utile lo vedremo solo domani.

Noi giudichiamo: se si vince va tutto bene. Se si perde va tutto male. Quello che conta sono solo i tre punti. Come sempre. Il portiere ha bisogno di giocare più degli altri.

Anche Buffon, il più forte del mondo, lo scorso anno dopo sei mesi di stop ha avuto difficoltà. Insistendo verrà il suo momento d’oro.

Gli si era staccata un’aderenza di una vecchia operazione. Dopo una piccola corsetta in surplace si è fermato. Ora si è ripreso ed eccolo, è pronto.

La polemica? È logico che con tante radio e giornali possano venir fuori cose non vere. È uno spogliatoio sano, non ci sono problemi.

Si esagera tutto, si esaspera tutto. Vogliamo solo fare bene. Questa è la cosa più importante».

Ranieri parla anche di Alessio Cerci: «Può avere chance di giocare o di venire in panchina. È stato fermo 13 giorni, ora da tre giorni si allena.

Con Pizarro è uguale, sono tre giorni che si allena con noi. Devo valutare io chi può giudicare, di chi posso fare a meno e di chi non posso.

Baptista? Non ha i novanta minuti e non ha il ritmo che vorrei».

Chiusura polemica sul presidente della Juventus Claude Blanc: «Infatti non sto parlando, non ho parlato l’anno scorso, non lo faccio ora.

Blanc deve stare tranquillo, se volessi ne avrei di cose di cui parlare. Tutti sanno che sono entrato in corsa e che la squadra non è la mia.

Quando entro però la squadra diventa la mia, i giocatori mi appartengono e per me sono i più forti. Inoltre alleno la squadra che amo. Se tra un mese mi ritornate con questa domanda è sbagliato».

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