Per il numero uno al mondo arriva la sentenza che cambia tutte le cose: il caso doping può finalmente essere messo in archivio
Mentre in campo Sinner continua la sua avventura agli Australian Open, cercando di ripetere la vittoria dello scorso anno, è il caso doping a tenere ancora banco. Come noto il Tas di Losanna ha deciso di fissare le udienze per discutere il ricorso della Wada ad aprile: il 16 e il 17 si capirà se il campione italiano sarà nuovamente assolto oppure se passerà la tesi della negligenza, su cui punta l’agenzia mondiale antidoping, con la richiesta da uno a due anni di squalifica.
Decisione non di poco conto perché ne va dell’immagine non solo di Sinner, ma dell’intero movimento tennistico mondiale. Ovvio quindi che l’argomento continui a far discutere, con pareri che arrivano da più parti. Sinner da mesi sta facendo i conti con gli attacchi di Nick Kyrgios, ma anche con numerosi esperti che si scagliano contro l’atteggiamento della Wada. Proprio a questo riguardo arriva l’ultima presa di posizione che potrebbe cambiare totalmente lo scenario. A parlare infatti è il capo dell’agenzia antidoping degli Stati Uniti, Travis Tygart, che dà ragione a Sinner nella vicenda e ne chiede l’assoluzione.
Sinner, dagli Stati Uniti arriva l’assoluzione
Le parole di Tygart sono postate su Instagram dall’allenatore di Sinner, Darren Cahill, e sono chiarissime.
Una presa di posizione netta da parte del numero uno dell’antidoping a stelle e strisce: “Una sentenza di non colpevolezza era un risultato perfettamente appropriato a questo caso – le dichiarazioni di Tygart sulla vicenda Sinner -, in base a regole e fatti”. Tygart tira in ballo il caso dei 23 nuotatori cinesi, non condannati dalla Wada: “A differenza di quel caso, con Jannik sono state seguite le regole e c’è stata trasparenza“.
Il capo dell’antidoping americano ricorda come non è vero che Sinner non sia stato sospeso: “Lo è stato, ha fatto ricorso e la sospensione è stata revocata“. Una decisione che rispetta le leggi, secondo l’americano, e profondamente diversa da quanto successo con i nuotatori cinesi. In quel caso infatti quegli atleti non furono neanche sospesi: una decisione scandalosa della Wada secondo Tygart.
Lo stesso esperto ricorda poi l’esistenza di un esperimento che avvalorerebbe ulteriormente la tesi portata avanti da Sinner della contaminazione involontaria. A Colonia, infatti, in un laboratorio è stato testato come sia facile rintracciare minimi quantitativi di Clostebol nelle urine. Nell’esperimento veniva spalmata sulle mani una crema contenente proprio la sostanza incriminata. Successivamente, dopo aver fatto asciugare le mani, si andava a stringere la mano con una persona. Ebbene, nelle urine di questa persona è stato rinvenuto un livello basso di clostebol, circa 500 picogrammi, quantità simile a quella presente nelle analisi di Sinner.