Per Jannik Sinner arriva una notizia che rappresenta un vero dramma: mesi davvero difficili, in lacrime tutti i giorni
Per Jannik Sinner questi sono i giorni del relax. Senza appuntamenti in campo, il numero 1 al mondo può godersi il ritorno alla normalità dopo un mese molto intenso.
La vittoria gli Us Open è ormai alle spalle, così l’atleta è andato a Bologna per tifare l’Italia in Coppa Davis, prima di fare tappa a Milano per la Fashion Week. Mente libera, come non lo è stata negli ultimi mesi. Settimane difficili da affrontare, come ha spiegato lo stesso Sinner: l’ombra del doping sulla sua carriera, la paura che tutto potesse finire senza aver mai fatto nulla per meritarlo.
Per fortuna è arrivata l’assoluzione totale da parte dell’Itia. Una sentenza che ha fatto tirare un sospiro di sollievo al tennista che ha però dovuto fare i conti con le critiche e la accuse a prescindere. Quelle, ad esempio, di Kyrgios, che è arrivato anche ad insultare Anna Kalinskaya nella sua veste di giustiziere social. Anche questo ha superato Sinner che ora aspetta soltanto il 30 settembre per potersi mettere definitivamente questa vicenda alle spalle.
La Wada ha tempo fino a quel giorno per presentare ricorso contro l’assoluzione dell’Agenzia, anche se la sensazione è che tutto si chiuderà così com’è. Una bella notizia per il numero 1 al mondo che è tirato in ballo anche in un’altra vicenda che a lungo ha assunto le sembianze di un dramma.
Doping. L’accusa che cade dal cielo, senza aver fatto assolutamente nulla per meritarla, e stravolge la vita. Se per Sinner è andata, finora, molto bene con l’assoluzione quasi immediata, c’è chi ha dovuto lottare e vivere degli anni di inferno per essere riconosciuto innocente.
È il caso dell’ex nuotatore Filippo Magnini, costretto a fare i conti con una squalifica di quattro anni per essere sospettato di aver tentato di utilizzare sostanze dopanti, un’accusa che per la Wada equivale al doping. Una squalifica contro cui Magnini ha lottato con tutte le sue forze, fino all’assoluzione totale arrivata con il ricorso al Tas.
Al ‘Corriere dello Sport’, Magnini ripercorre il suo dramma e lo paragona a quello di Sinner: “Ho pianto tutti i giorni per tre anni. Nel momento più duro ho perso sette chili. Fortunatamente ero tra i pochi atleti a potermi permettere economicamente una difesa“. Stessa cosa che è successa al tennista che ha potuto contare, grazie anche a spalle forti dal punto di vista economico, su una difesa di primissimo livello.
“Sono contento per lui – le dichiarazioni di Magnini –, sono convinto che non c’è stato doping. Ha avuto una federazione potente alle spalle, è stato ascoltato e creduto: dovrebbe essere garantito a tutti gli atleti”. A lui è successo soltanto dopo tre lunghi anni, anni di sofferenza e dolore che hanno portato poi alla gioia grande dell’assoluzione.
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