“Ho passato una bruttissima estate”, confessa Luciano Spalletti. “Forse riguardando in tv le partite giocate dagli azzurri all’Europeo”, aggiunge qualcuno con una battuta ironica e sferzante. Il commissario tecnico della nazionale torna a parlare dopo la pausa estiva e alla vigilia di nuovi incontri dell’Italia. Non c’è dubbio che di errori ne sono stati commessi vista l’eliminazione dal campionato europeo.
Convocazioni sbagliate, formazioni senza senso, giocatori fuori ruolo, scelte tattiche prive di un qualsiasi costrutto. “Cambierò tutto”, dice ancora il commissario tecnico. La verità è che è troppo facile pentirsi con due mesi di ritardo. Le critiche sono svanite, la gente ha dimenticato e con due parole azzeccate tutto si risolve.
All’apparenza, perché soltanto il futuro potrà confermarci se la scelta imboccata è quella giusta. Dopo il disastro dell’europeo, moltissimi avevano chiesto le dimissioni di Spalletti e di Gabriele Gravina, presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio. Niente da fare.
La voce del popolo era stata respinta senza se e senza, ma ora, alla prova del nove, si potrà sapere se la decisione del “duo” fosse quella giusta. In difesa dell’allenatore azzurro c’è la poca attenzione nei riguardi delle giovani promesse nate e cresciute nel nostro Paese.
Il calcio mercato estivo li dimentica, come se non ci fossero più. Quei pochissimi che emergono a fatica costano tanto, ecco perché ci si rivolge all’estero. Si spende meno e se il talent scout che li ha scoperti ha indovinato il bersaglio per la società che li ha comprati son soldi in contanti che entrano in bilancio.
Hai acquistato a quindici e rivendi a cinquanta. La verità è che spesso arrivano nel nostro Paese bufale che giocano pochissime partite e poi finiscono all’angolo. Ricordo quando diversi anni fa la Roma prese un giocatore (promessa brasiliana) che avrebbe dovuto spaccare il mondo. Si chiamava Andrade e dopo una decina di partite per lui insignificanti, la curva sud esplose in un fantastico: “Andrade tutti a quel paese”.
Eppure il principio continua imperterrito e se analizziamo quel che è successo questa estate ne avremo una piena conferma. Di giovani calciatori italiani non se n’è proprio parlato. Anzi, alcuni, si sono trasferiti all’estero in cerca di fortuna, come, ad esempio, Salvatore Chiesa andato al Liverpool dopo che il suo allenatore Thiago Motta non lo aveva ritenuto idoneo alla sua “rosa”.
Se poi, la nazionale italiana continua a fare brutte figure non si può dare la colpa solo a Mancini o a Spalletti. Lavorano con quel parco misero che offre loro il panorama calcistico del nostro Paese. Le dimissioni si invocano dopo le brutte figure internazionali.
Ma ce ne saranno ancora se non cambierà il sistema: quello di calmierare il “mercato estero”. In parole semplici, si dovrebbe tornare all’antico quando ogni squadra non poteva scendere in campo al massino con tre elementi non italiani (europei o extraeuropei che dir si voglia).
Migliorerà la situazione? Prevederlo non è possibile, i pronostici sono complicati. Però è necessario tentare per dare spazio ai nostri giovani e ritrovare quel successo che al momento è soltanto un ricordo.
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