Sport italiano, Sofia Goggia e Matteo Berrettini: storie diverse ma parallele di due anime di acciaio

Sport italiano, una inquietudine ansiosa tormenta in queste ore gli sportivi italiani (e non solo). Che ne sarà di Sofia Goggia e Matteo Berrettini?

Due destini incrociati, due storie diverse  – se non addirittura opposte – ma ugualmente parallele nei timori dei più. Sofia è in lacrime, la caduta nel SuperG di Cortina le ha procurato guai seri (distorsione al ginocchio sinistro, lesione al crociato, frattura del perone).

Le Olimpiadi invernali (Pechino, 4-20 febbraio) sono in dubbio. Rischiamo di perdere la nostra portabandiera.

Matteo è viceversa in gran spolvero, sta volando agli Australian Open, è l’unico italiano nella storia del tennis azzurro che ha centrato i quarti di finale di tutti e quattro i tornei Slam. Ma ci si chiede: il sogno durerà? Ripeterà Wimbledon?

Conforta la personalità di entrambi. Due anime di acciaio.

Sofia sta già facendo la riabilitazione in piscina, Matteo sta salendo nel ranking mondiale, è già virtualmente sesto.

Davanti a loro due Everest di difficoltà. Il tifo nazionale è messo a dura prova. È un crescendo continuo di timori. Basta fare un giro sul web per verificare il rosario di palpitazioni che suscitano le due storie. Sofia Goggia  Matteo Berrettini sono gli sportivi più seguiti del momento. Da Nord a Sud. Lei bergamasca, lui romano. Le prime pagine sono tutte per loro. Lo sport unisce più di quanto si creda.

Retorica dello sport italiano? Macché. State a sentire.

Prendiamo l’austera Svizzera, anno 1985. L’idolo era il campionissimo Pirmin Zurbriggen (1 oro olimpico, 4 Mondiali ), lo sciatore capace di vincere in tutte e cinque le specialità alpine. Anche lui, come Sofia, si era infortunato  infortunato menisco).

Ricordo i titoli elvetici grondanti ansia. Il guaio di Pirmin era per i media “il ginocchio della Nazione”. Nientemeno. Come andò a finire? Tre settimane dopo a Bormio sbalordì tutti con una discesa epica.

I precedenti di Sofia Goggia

E Sofia se lo ricorda. Lei con gli infortuni ne sa qualcosa.  Ne ha già collezionato otto, sei alle ginocchia. Ha detto il dottor Andrea Panzeri,  medico della Federsci, dopo le due risonanze e le due tac fatte domenica sera a Milano: “Lei è forte e la speranza olimpica va tenuta aperta“. Ce lo auguriamo . A Pechino è chiamata a difendere l’oro olimpico del 2018 conquistato in Corea.

Boom Boom Matteo (23 ace contro Carreno) è incredulo. Non sa spiegarsi il suo stato di grazia. E lo dice apertamente: “Non credevo di arrivare così in alto”. Ma è già un mito.
I tifosi palpitano e sognano. È la magia dello sport.

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